di Bruno Perazzolo

E’ possibile una giustizia che prescinda dal bene? Dal film di Antonio Albanese una storia esemplare di separazione tra élite e popolo e di declino della morale laica.

Antonio ha lavorato tutta la vita con passione e competenza ………….. prepensionato …………….. fa da tutor a giovani apprendisti nella stessa azienda nella quale ha esercitato, per decenni, la professione come dipendente……………. Antonio è, quel che si dice, “una normale, positiva persona” …………….. Si fida dell’imprenditore ……………. della “banca popolare locale” …………….. della giustizia e dello Stato …………… e del futuro ………………. Ma ecco che il matrimonio della figlia, gli farà scoprire una realtà inattesa e del tutto diversa.

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La redazione di PensarBene

Con questo, ed altri due video – podcast che seguiranno, come richiesto da molti nostri soci e lettori, la nostra Associazione Culturale intende fornire un ulteriore strumento per avvicinare, chi fosse interessato, all’approfondimento di un filosofo: Michael Sandel, classe 1953. Continua

di Bruno Perazzolo

Film tratto dall’omonimo romanzo capolavoro di Philip Roth, premio Pulitzer 1998

Low, Seymour e Merry Levov fanno, insieme, tre generazioni: il padre di Seymour, Seymour stesso e la figlia di Seymour. Una storia, la storia di una parabola, che inizia col mito americano, ottimamente rappresentato dalle certezze granitiche, e persino comiche, del vecchio Low, prosegue, declinante, nel dubbio e nei sensi di colpa che si insinuano nel figlio di Low, Seymour, per terminare nella tragedia della figlia Merry: prima terrorista poco più che adolescente e, poi, rinunciante jainista. American Pastoral porta in primo piano la storia di una famiglia, quella dei Levov, che sembrava predestinata alla “gloria eterna”.

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Dall’intervista a Family Way, all’Assessore Annamaria Tosatto, del Comune di Noale (VE), e al Sindaco del Comune di Mansuè (TV), Leonio Milan, alcune conferme sulla validità di alcune nostre (di PensarBene) ipotesi di lavoro.

di Bruno Perazzolo

Ragionando con amici e “meno amici”, spesso mi capita di imbattermi in un’idea tanto diffusa quanto infondata: l’idea che l’altruismo, il rispetto che dobbiamo alle persone e ai beni comuni, gli stessi beni comuni siano sempre lì, in una certa qualità e quantità data, pronti ad entrare in gioco non appena noi, la società o quant’altri lo desideriamo. Insomma, la pratica delle virtù civiche sarebbe una scelta come un’altra, un’opzione sempre disponibile, basta che lo vogliamo. Ebbene, dopo l’intervista di Family Way, se c’è una cosa che mi è sempre più chiara, è che le cose non stanno affatto così. Cerco, ora, di spiegarne il motivo.Continua

di Bruno Perazzolo

Nel 2013 Graeber scrive, su richiesta della rivista radicale “Strike”, un articolo intitolato “sul fenomeno dei lavori del cavolo”. Inaspettatamente il testo – che parte dal fallimento della profezia keynesiana delle 15 ore di lavoro settimanali nel 2000, per arrivare ad ipotizzare l’attuale, diffusa insoddisfazione per il lavoro retribuito, ritenuto spesso inutile o dannoso – assume carattere virale. Insomma, un notevole successo fatto di denunce, per lo più anonime, al limite della formazione di un vero e proprio movimento politico. …
Per fare qualche esempio di “lavoro del cavolo” (il testo, di esempi, ne riporta in abbondanza), citerei la categoria dei “tirapiedi”, ossia lavoratori il cui compito esclusivo è quello di far sentire e/o apparire importante qualcun altro. Chi lavora nella scuola dovrebbe, poi, conoscere bene il tipo del “barracaselle”, impegnato a compilare moduli e a redigere relazioni che mai nessuno leggerà. Oppure, l’altro caso del “supervisore”, occupato in ruoli la cui unica funzione è quella di dare l’impressione che l’organizzazione aziendale svolga controlli che, in realtà, non svolge affatto. Nel settore del marketing e della finanza si incontrano, da ultimo, i casi più frequenti ed eclatanti di lavori del tutto dannosi che, mentre procurano una certa utilità a qualcuno, appioppano dispiaceri di gran lunga maggiori alle loro vittime. Un film che può aiutare a comprendere bene il fenomeno è quello di Paolo Virzì, 2008, “tutta la vita davanti”.

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Il posto della religione è nell’anima non nella canna del fucile!

di Bruno Perazzolo

Nel film “Momenti di gloria” (1981, bellissimo, disponibile, a noleggio, su varie piattaforme: YouTube, Google Play, Apple TV) Eric Liddell rinuncia, malgrado le forti pressioni del suo staff, a gareggiare alle olimpiadi perché, per accedere alla finale, dovrebbe correre di domenica: il giorno del Signore. Alla fine, correrà e vincerà l’oro olimpico per l’Inghilterra grazie all’intervento di un amico della squadra che si offrirà di scambiare la propria corsa, che avrà luogo in giorno feriale, con quella, festiva, di Eric. Leila, invece, è una campionessa di Judo determinata, malgrado gli enormi sacrifici che questo le comporta, a divenire la prima nella sua specialità. Dalla suprema autorità religiosa dell’Iran, però, proprio mentre Leila dimostra la sua forza battendo una dopo l’altra le avversarie ai campionati del mondo, arriva l’”ordine di scuderia”, oscuramente motivato, di ritirarsi fingendo un infortunio. Leila non si piegherà alla “ragione di Stato”, e pagherà, per il suo supposto “egoismo”, un prezzo altissimo

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di Dario Nicoli

Qualche giorno fa, ad un amico che mi chiedeva come sarebbe stato il 2024, ho risposto istintivamente “dipende dalle guerre”. Ripensandoci in seguito, mi sono accorto che questa prospettiva cambia il modo normale di fare previsioni, basato sulle tendenze statistiche degli anni precedenti, come se il futuro non fosse nient’altro che l’aggiunta di un tassello ad un lungo periodo di progresso in tutti i campi della vita, la tipica illusione dell’illuminismo, avvero l’ultima grande religione civile fondata su razionalità, tolleranza, altruismo ed aspirazione alla libertà. Se la crisi economica del 2007-2014 è da considerare come un’interruzione momentanea di questo lungo ciclo, se la pandemia ha incrinato la fiducia in questa visione, sono state le guerre a rompere del tutto l’incantesimo e ad imporci di comprendere questo punto cruciale della nostra storia in cui siamo coinvolti non da pochi anni, anche se non ce ne siamo resi conto se non con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, iniziata dal febbraio del 2014.

Cosa significa pensarbene in questo momento?Continua

a cura della redazione di PensarBene

“Nessuno fa qualcosa per nulla”, “nessuno ti regala niente”, “nella vita tutto dipende da te”. Quante volte abbiamo sentito queste battute pseudo-sapienziali che l’esperienza quotidiana di ciascuno sembra confermare ampiamente. Ce lo ricordano, ogni volta, “subliminalmente”, gli acquisti online, i prezzi esposti nei cartellini al mercato o nei negozi, le imposte che paghiamo allo Stato. Quando, poi, la pubblicità ci mostra “affari da bengodi”, giustamente, insospettiti, ce lo ripetiamo di continuo, quasi a volercelo stampare per bene nella memoria: “attento che nessuna ti dà qualcosa per niente”. Eppure, tutto questo non è che una parte della realtà che, sostenuta dall’ideologia mercatista prevalente, si vorrebbe rappresentasse “tutta la realtà”. Ma non è così!
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di Bruno Perazzolo

Esistono due modi di intendere il termine “Ideologia”. Uno, dispregiativo, secondo il quale l’ideologia è la “falsa coscienza di una società”. Una specie di “bella bugia” che ci raccontiamo volentieri per continuare, sotto sotto, a “fare gli affari nostri”. L’altro, invece, più nobile, vede nell’ideologia un fattore fondamentale della convivenza umana …………… attribuendo un senso che gerarchizza cose ed eventi che, diversamente, sembrerebbero solo “disordinato rumore”……..
Per quanto alcuni, pensando di essersi “fatti da soli”, fatichino ad ammetterlo, siamo tutti figli di un’ideologia che, mettendo in luce certi aspetti della nostra vita, fatalmente ne mette in ombra altri. In particolare, la nostra, occidentale e moderna, facendo emergere l’individuo ……………. ha messo al centro delle relazioni umane il contratto ……………. ma la realtà non è fatta solo di contratto ……Continua

di Bruno Perazzolo

In Italia, e non solo, la diffusione dell’autolesionismo tra gli adolescenti è impressionante: tra il 17 e il 41 %. Il fenomeno è poi spesso accompagnato dal consumo di droghe e alcool la cui estensione è, probabilmente, anche maggiore. L’articolo di Silvia Grigolin, “i neonati piangono”, ne evidenzia alcuni fattori fondamentali ai quali, credo, sia possibile aggiungerne altri due o tre non meno rilevanti. In premessa, mi sembra importante l’affermazione che il filosofo Galimberti fa all’inizio del video “il disagio giovanile nell’età del narcisismo”: il problema non è psicologico, ma culturale, intendendo, con ciò, che all’origine del fenomeno sta la nostra cultura e solo dopo viene la psicologia.

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