di Bruno Perazzolo

Richard Sennett, nel suo libro “l’uomo flessibile”, sostiene che il “capitalismo multinazionale”, negli ultimi 40 anni circa, ha cambiato pelle. Le nuove élite non ambiscono più al controllo gerarchico della società, non dettano più procedure, non mirano ad imporre stili di vita. Esigono, invece, che siano gli altri, le singole persone, a trovare il modo di adattarsi ai loro continui cambiamenti, ad un potere che si fa sempre più invasivo e, nel medesimo tempo, meno trasparente e meno palpabile. Viene da qui, secondo Sennett, il nuovo vangelo della flessibilità, della mobilità, dei legami deboli, del cogliere l’opportunità vivendo nel breve periodo.  
“Tutto in un giorno” è un film “mediano”, tra Ken Loach e i fratelli Dardenne. Dal primo prende la crudezza del racconto mentre dai secondi assume il miracolo di flebili segni di speranza. Sullo sfondo il dramma delle famiglie sfrattate che, nella “civile” Spagna (ma nel nostro paese siamo pressappoco sugli stessi numeri), come si evince dai titoli di coda, sono circa 100 – 140 al giorno.

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di Dario Nicoli

Il Messaggero del 3 marzo ha riportato una notizia di quelle che risollevano l’animo e riconciliano con l’umanità.

Gli studenti della quinta D dello Scientifico Gobetti di Torino, che hanno sostenuto l’esame di maturità nel 1980 erano rimasti costantemente in contatto con il loro insegnante di filosofia Umberto Gastaldi, che oggi ha 82 anni, una figura “dai modi austeri ma dalle riflessioni profonde” che ha contribuito in modo indelebile alla loro formazione personale facendo sorgere in loro l’amore per la filosofia. 

Questo legame è proseguito anche dopo che il docente si era trasferito a Vicenza, sempre mantenendo un contatto per email con gli ex studenti, che seguiva con affetto e premura come fossero suoi figli.

Recentemente però aveva smesso di rispondere alle mail; immaginando che il suo silenzio fosse dovuto ad una malattia, e sapendo che viveva solo avendo in più una salute fragile, Nicoletta Bertorelli, oggi docente romana di Filosofia, si è mobilitata per ritrovarne le tracce, riprendendo i contatti dei vecchi compagni di classe dispersi tra Roma, in Inghilterra e perfino negli Stati Uniti. Tramite una serie di telefonate ai vicini di casa hanno potuto indirizzare le ricerche nelle strutture ospedaliere di Vicenza, fino a quando hanno saputo che nel dicembre scorso il loro professore era stato prima ricoverato all’ospedale San Bortolo per essere poi trasferito in una residenza sanitaria assistenziale.
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A partire dall’ipotesi illustrata nelle poche righe che seguono, l’Associazione Culturale “PensarBene” inizia, da oggi, un percorso di ricerca e approfondimento utilizzando il metodo dell’intervista aperta e della riflessione sulla raccolta di casi. Un ringraziamento anticipato a tutti coloro che, convinti dell’importanze di questi temi, vorranno fornire sostegno umano e supporto materiale dedicandoci parte del loro tempo, luoghi di incontro ecc..

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La nostra epoca si caratterizza per l’elevata mobilità delle persone, i continui cambiamenti, soprattutto dovuti all’innovazione tecnologica. Questa condizione “materiale”, principalmente negli ultimi decenni, si è combinata con una cultura fortemente incentrata sugli interessi e sulle libertà individuali che, a sua volta, ha reso ancora più precari i rapporti umani nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nei rapporti amicali e di vicinato. Per tutto questo è stato pagato un prezzo molto alto sintetizzabile in poche parole: la crescente solitudine. Solitudine e sofferenza delle persone che, in primo luogo, discendono dal fatto che l’uomo è, per sua natura, un essere sociale: non è fatto per stare da solo.

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di Bruno Perazzolo

Nel 1887 Ferdinand Tonnies scriveva “Comunità e Società” tratteggiandone le caratteristiche più importanti. Il film rappresenta una comunità in disfacimento senza che si possa trovare alcun colpevole. Alla fine la sospensione di ogni possibile giudizio sui personaggi che “provocano la crisi” appare come la scelta più equa. Due amici prendono strade diverse di fronte al destino che accomuna tutti gli esseri umani: quello della morte.Continua

di Dario Nicoli

Mentre la solita narrazione ci parla di una gioventù totalmente concentrata sul presente, senza ambizioni né volontà, tutta persa davanti agli schermi, una recente analisi comparativa delle maggiori ricerche realizzate in più Paesi negli ultimi 25 anni pubblicata dalla rivista Social Science & Medicine smentisce questo stereotipo. Emerge una generazione che, in diverse aree geografiche del mondo “occidentale”, si distacca sempre più dallo stile edonistico e trasgressivo del passato, mostrando al contrario una condotta di vita più morigerata e disciplinata in riferimento soprattutto all’assunzione di alcol, tabacco e cannabis, al numero di reati commessi ed all’esercizio sessuale precoce.
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di Dario Nicoli

Cosa accade quando un estraneo giunge in un piccolo centro urbano provenendo dalla grande città?
Nell’immaginario di tanti libri e film che rievocano il passato, l’impatto con le comunità “tradizionali” assume sempre un carattere tragico, esito di un duplice ed escludente pregiudizio. Questi temi sono molto presenti nelle narrazioni delle famiglie: la nonna che non ha potuto studiare perché femmina, lo zio che è andato a convivere con la donna amata cambiando paese perché nel suo era diventato il bersaglio di una continua riprovazione. Sono epopee che vengono narrate affinché le generazioni successive traggano insegnamento dalle vicende del proprio casato, ma continuamente evocate anche quando il mondo tradizionale si è dissolto. Succede così quella dissonanza emotiva e culturale che accade quando viene applicato ad una realtà nuova uno schema mentale che impedisce di comprendere davvero il mondo in cui si vive.
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breve introduzione di Bruno Perazzolo

Viviamo in un’epoca di fragilità, caratterizzata da una crisi culturale profonda che potrebbe comportare la perdita di ciò che abbiamo di più caro. Potrebbe, però, anche irrobustirci poichè sappiamo che le crisi rappresentano sempre anche un’opportunità. “Ciò che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla” (Lao Tse). La crisi porta sempre con sè un nuovo inizio e spesso, in buona parte, dipende da noi esserci o no. “Una crisi ci costringe a tornare alle domande fondamentali; esige da noi risposte nuove o vecchie, purchè siano scaturite da un esame diretto, e si trasforma in una catastrofe solo quando noi cerchiamo di farvi fronte con giudizi preconcetti, ossia pregiudizi, aggravandola e per di più rinunciando a vivere quell’esperienza della realtà, a utilizzare quell’occasione per riflettere, che la crisi stessa costituisce” (H. Arendt)
Nel suo libro, Raghuram Rajan, ci porta al cospetto di almeno uno di questi interrogativi essenziali. ….
Il tema che ci propone di scandagliare è quello dei rapporti tra Mercato, Comunità e Stato. Continua

di Bruno Perazzolo

Se, come sostiene Aristotele, è vero che l’uomo è, per sua natura, un essere sociale, nel senso comunitario del termine, è anche vero che tale potenzialità, che i biologi qualificano come “genotipica”, per manifestarsi in concreto (fenotipicamente) richiede l’incontro con una serie di condizioni ambientali favorevoli in assenza delle quali l’organismo prende altre strade. Strade che, giustamente, Daniela Mario, nel suo articolo “individualità e collettività: due facce della stessa medaglia” definisce “autodistruttive”. Si tratta, con tutta evidenza, di un esito allarmante derivante dalla perdita di legami con l’ecosistema e con i propri simili,

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di Daniela Mario

Io sono fatto così, Io la penso così; questo è il Mio carattere…
E il Tu? Gli altri? Che ruolo hanno nello sviluppo del nostro Io?
Purtroppo, per tutti quelli che credono di “essersi fatti da soli” il ruolo degli altri è fondamentale, sostanziale, costitutivo, e non è più un’opinione.
Non solo perché l’individuo è parte di quella collettività senza la quale non potrebbe esserci, né in potenza, né in atto, ma perché, dopo la scoperta dei neuroni specchio non abbiamo più dubbi sulla natura intersoggettiva del nostro sé, sulla natura squisitamente sociale dell’essere umano, già individuata da filosofi e sociologi anni addietro…..
È stato ormai ampiamente dimostrato, a livello internazionale, che siamo dotati di una speciale classe di neuroni che si attivano sia quando compiamo un’azione diretta ad uno scopo (quindi non un movimento qualsiasi) sia quando osserviamo la stessa azione compiuta da altri. Si tratta di una scoperta strepitosa che sta si sta riversando in ogni ambito dello scibile …
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di Dario Nicoli

È decisamente istruttivo rivedere i grandi film a distanza di tempo, come mi è capitato la notte del 6 gennaio per Miracolo a Milano uscito nel 1951 e realizzato e diretto da Vittorio De Sica, per la cui sceneggiatura si è avvalso della preziosa collaborazione di Cesare Zavattini che è l’autore del libro Totò il buono, edito nel 1943, da cui il film è stato tratto.

L’origine del libro, che reca in copertina il sottotitolo “Romanzo per ragazzi (che possono leggere anche gli adulti”), si trova nell’incontro, e nell’amicizia durata tutta la vita, tra lo stesso Zavattini e Antonio De Curtis, nato dall’idea di realizzare un film sulla figura di Totò il buono, un ragazzo innocente che si muove nel mondo mosso da un sentimento di attrazione verso i poveri cui fa da contrasto l’avversione per i potenti.Continua