In cosa consiste l’accelerazione che questo strano tempo sta imprimendo alla storia?

Il dato più evidente è la coscienza della vulnerabilità della specie umana nei confronti della natura. Abituati a pensarci come aggressori, scopriamo improvvisamente di esserne anche vittime. Il caso dell’ultima pandemia insegna. È in gioco un corretto rapporto tra gli umani e gli animali, rispettando i confini reciproci.

Emerge poi la fragilità del nostro modello di vita fondato sull’illusione di un totale controllo dell’uomo sugli eventi esterni ed interni. Una pretesa di autosufficienza che ha aperto la strada all’idea che scienza e medicina ci avrebbero garantito il rischio zero, in modo da poterci dedicare esclusivamente a noi stessi. È quella filosofia che Spinoza ha chiamato “delle passioni tristi” ovvero “esperienze di relazioni d’esteriorità che diminuiscono la nostra potenza di agire, che bloccano, contrastano, limitano la sfera dei nostri rapporti intensivi”. Si è capito che quel modo di vita era fondato un Io debole, agitato e rinchiuso, vittima del vero tabù della modernità: la morte rimossa e sanitarizzata ed ora impostasi prepotentemente alla coscienza di ognuno.

Ma c’è un terzo fattore che caratterizza questo tempo: la scoperta di una dimensione di vita fondamentale che era rimasta per lungo tempo sotto traccia. Molti nel vivere in prossimità con i propri cari e col proprio io, senza gli affanni di quell’agitazione immobile cui erano abituati, si sono fatti delle domande nuove, rendendosi conto di quanto hanno perso e capendo di essere stati per lungo tempo semi-vivi. Alla scoperta si è affiancato il senso acuto della mancanza di un mondo di relazioni – di vita comunitaria oltre che di momenti di immersione nella natura – sfociato nell’esigenza profonda di pienezza di vita “normale”, inclusiva di una vita civile in cui poter dimostrare, come popolo italiano, di essere superiori ai nostri difetti sostituendo l’impegno alla lamentela, l’interesse generale a quello particolare e la fiducia nelle persone competenti piuttosto che negli imbonitori.

Le emergenze che stiamo affrontando sono molte, ma riconducibili ad una; la più importante e anche la meno evidente: l’emergenza culturale che chiede di imparare a pensare bene, per favorire una vera rinascita dell’Italia.

Uno studente delle medie, dopo aver scoperto un’inattesa vitalità nella Didattica a distanza, ha così definito il nostro tempo: “2020. L’anno geniale”. Un’insegnante ha espresso lo stesso pensiero con la frase: “C’è dell’oro in questo strano tempo”. Siamo di fronte ad una grande opportunità, per valorizzare la quale serve una Compagnia del risveglio ed un pensiero adatto a quest’opera.

“Il mondo è vasto; e più ancora il mondo del tempo; la madre natura è infinitamente feconda; il mondo ha molte risorse, più di noi; […] non dobbiamo fare altro che lavorare modestamente; bisogna osservare bene, bisogna agire bene e non credere che si ingannerà, né si fermerà il grande avvenimento”. Charles Péguy

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