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di Dario Nicoli

Qualche giorno fa, ad un amico che mi chiedeva come sarebbe stato il 2024, ho risposto istintivamente “dipende dalle guerre”. Ripensandoci in seguito, mi sono accorto che questa prospettiva cambia il modo normale di fare previsioni, basato sulle tendenze statistiche degli anni precedenti, come se il futuro non fosse nient’altro che l’aggiunta di un tassello ad un lungo periodo di progresso in tutti i campi della vita, la tipica illusione dell’illuminismo, avvero l’ultima grande religione civile fondata su razionalità, tolleranza, altruismo ed aspirazione alla libertà. Se la crisi economica del 2007-2014 è da considerare come un’interruzione momentanea di questo lungo ciclo, se la pandemia ha incrinato la fiducia in questa visione, sono state le guerre a rompere del tutto l’incantesimo e ad imporci di comprendere questo punto cruciale della nostra storia in cui siamo coinvolti non da pochi anni, anche se non ce ne siamo resi conto se non con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, iniziata dal febbraio del 2014.

Cosa significa pensarbene in questo momento?

Penso che il primo passo consista nel “pulire gli occhi” per vedere bene la realtà. Quello che abbiamo sotto gli occhi è un attacco di alcuni paesi, legati da un’intesa reciproca, all’ordine mondiale disegnato alla fine della Seconda guerra mondiale e fondato sul ruolo dell’ONU come promotore dei diritti fondamentali e inviolabili la cui matrice è la democrazia, oltre che sede di risoluzione dei conflitti internazionali, al cui scopo è previsto anche lo strumento delle missioni militari. La crisi dell’Onu è stata preparata dalla progressiva influenza di stati con ordinamenti non democratici, in cui ordinamento prevede un potere autocratico che assorbe in sé le funzioni legislativa, esecutiva e giudiziaria, gestita da cricche di potentati che controllano l’economa ed ogni altra istituzione sociale, in cui agiscono gruppi militari con mano libera nelle repressioni del popolo, con processi senza diritti, elezioni truccate, tutti stati che avversano l’occidente democratico e che perseguono strategie imperialiste basate sulla guerra.

Il secondo passo riguarda il “pulire la mente” da due modi di pensare che indeboliscono la capacità di giudizio: il primo si basa sul disamore verso di sé e sulla tesi della fine della democrazia e che unisce sia il radicalismo di sinistra che guarda come modello all’Oriente o agli stati autocratici dell’America latina sia il populismo di destra che, come negli USA, è inquinato dalle teorie del complotto e dal fastidio per le regole democratiche e che sostiene la legittimità della violenza quando questa è perseguita dal “popolo”. Il secondo è più “etico” e comprende il wokismo che si è diffuso in tutto l’occidente come una sorta di polizia del pensiero che ha prodotto paura, odio ed anche violenza giustificandosi con un discorso che divide la società in oppressori e oppressi, oltre ad un certo pacifismo che propone il disarmo…degli aggrediti (Ucraina) e che non riesce a comprendere l’inestricabile mistura di diritti e di colpe che compongono il nodo della Palestina. La cui unica e difficile soluzione consiste nella creazione di uno stato palestinese che abbia nella sua costituzione il rispetto di Israele e nella smilitarizzazione del suo territorio.

Pensarbene significa “capire il nostro compito” e svolgerlo nel modo migliore, avendo chiari i valori in cui crediamo, il bene in gioco e la strada da seguire. La democrazia ha diverse colpe, la più grave consiste in quella che Bruno chiama giustamente ”ideologia mercatista”, ma la cui vitalità è visibile nel rispetto degli altri, nell’amore per il confronto, nel fare al meglio la propria parte, nella ricerca del vero, nell’impegno per la giustizia, nella difesa della natura e del patrimonio culturale, nella vita di  comunità, nella passione dei tanti gesti di altruismo di cui sono intessuti tutti gli ambiti della società e ne tengono viva l’anima autentica.

Noi ci poniamo di fronte alle guerre non distogliendo lo sguardo o sostenendo pensieri che non aiutano un giudizio obiettivo e sereno, ma continuando la nostra bella missione di “pensarbene”.

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4 commenti

  1. Author

    L’articolo mi piace molto perchè individua, chiaramente, le attuali, principali sfide che i sistemi democratici devono affrontare nell’unico modo nel quale qualsiasi sistema vivente può fronteggiarle: cambiando a sua volta. Questo è il compito di un riformismo serio oggi più che mai necessario.
    Penso che la nostra associazione, nel suo piccolo certamente, sta aiutando questo processo con caparbia determinazione e anche questo è PensarBene

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  2. Sui meccanismi decisionali che portano alla guerra, mi permetto di suggerire un testo di Gian Enrico Rusconi “Rischio 1914” degli anni ’80, ma pur sempre attuale con un inevitabile comparazione tra un evento bellico del passato e la situazione odierna

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    1. Author

      Grazie mille Luca. Ne prendo nota e spero che tu possa partecipare a qualche nostro incontro, magari per farci una piccola introduzione al testo.

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  3. Caro Luca, concordo con Bruno: abbiamo bisogno di approfondire il tema della guerra. Un giusto senso di avversione, e di paura, ci impedisce di affrontarlo in modo approfondito. Sento giudizi del tipo “nel 2000 la guerra è antistorica” che esprimono uno spirito simile a quello che ha impedito di vedere i segnali premonitori della Seconda guerra mondiale. Questo spirito, che ha portato alla mancata reazione di fronte alle invasioni della Cecenia, Georgia, Siria e Crimea, è stato letto dalle potenze autocratiche come debolezza, ha motivato l’invasione dell’Ucraina,e l’iranizzazione del Medio oriente che ha portato alla strage degli israeliani ed all’invasione di Gaza oltre all’attacco degli Huthi, oltre ad altri scenari che si stanno creando. Abbiamo l’obbligo di aprire gli occhi, e di capire cosa significa ricostruire le condizioni della pace, e non cullarci in un pacifismo sentimentale. Potresti scrivere una riflessione attuale sul testo di Rusconi? Poi apriamo un confronto.

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