A proposito del rapporto tra sviluppo economico (creazione di valore) e riforme della Pubblica Amministrazione, della Giustizia e dell’intervento regolativo dello Stato in economia (cosiddette semplificazioni).

“Evviva il marcato – Evviva lo Stato!”, sembra la tipica affermazione keynesiana, ma intende essere qualcosa di diverso. Nel modello keynesiano l’intervento dello Stato è inteso come “rimedio ai fallimenti del marcato”. Anche i testi scolastici, in genere, affrontano il tema dei rapporti Stato – Mercato nella stessa maniera; come se Stato e Mercato potessero esistere separatamente. In altre parole esiste qualcosa che si chiama Mercato che però non è capace, da solo, di fare alcune cose. Ecco, dunque, che interviene lo Stato che rende possibile il funzionamento ottimale del Mercato. In definitiva, questo modo di ragionare ha radici profonde che rimandano, penso, all’opposizione Stato di Natura versus Società Civile. Il problema è che lo Stato di natura non ha nulla a che spartire con il Mercato come lo intendevano gli economisti classici.Continua

Per spiegare la vittoria dell’’Italia sull’Inghilterra nel campionato europeo di calcio sono state giustamente richiamate le differenze tecniche delle due squadre: quella inglese molto centrata sulla forza fisica, la velocità e la capacità di realizzazione, quella italiana più coesa, esito di un lavoro di diversi anni, con un gruppo di oltre una ventina di giocatori in grado di proporre diverse soluzioni di gioco a seconda degli avversari e delle situazioni.Continua

Con il governo Draghi siamo entrati in una fase di “vera” politica, che sospende, e (speriamo) chiude, la stagione mediatica e confusionaria. Il Recovery Fund, l’uscita dalla crisi sanitaria, la svolta green, le riforme nella sanità, nelle opere pubbliche, nella mobilità, nella pubblica amministrazione, sono interventi di tale portata da porre l’Italia in grado di affrontare positivamente i tempi a venire. Ma serve anche una nuova politica capace di rispondere alle tre sfide chiave: l’identità, la democrazia e l’economia.Continua

Dopo alcuni anni di sbandamento sia di là che di qua dall’Atlantico, con l’Italia in veste di partner pericolante, nel G7 della Cornovaglia i paesi democratici hanno dato un segnale di vitalità nelle parole come nei simboli. Si è ricostituito il blocco delle democrazie, è stato individuato con chiarezza l’avversario nelle potenze autocratiche e nei regimi dittatoriali sparsi nel mondo, sono stati messi in chiaro i valori di questa alleanza e si sono infine prefigurati gli strumenti di intervento.Continua

Dall’etica dell’emancipazione all’etica dell’impegno

L’art. 1 c. 1 Cost. recita:

“l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”.

L’art. 4, in materia di lavoro, è una vera eccellenza:

“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”

A fronte di tanta chiarezza sorge, d’istinto, un interrogativo: imboccando quale piano inclinato siamo potuti “scivolare” da un livello tanto alto alla mediocrità del reddito di cittadinanza? Continua

Una delle questioni più urgenti che occorre affrontare per il rilancio dell’occupazione a seguito della crisi generata dal blocco di una parte rilevante dell’economia, consiste nel superamento delle problematiche di disallineamento tra domanda ed offerta di lavoro, con speciale attenzione ai giovani. Le statistiche ci dicono infatti che – alContinua

Confronto sulla “next generation EU” Da dove nascono le difficoltà del fronte progressista di concepire politiche economiche orientate, oltre che alla sostenibilità, anche allo sviluppo. La Frontiera delle Possibilità Produttive è un concetto molto astratto. Qualcuno potrebbe sostenere che sia sin troppo lontano dalla realtà. Tuttavia, senza disporre di mappeContinua

Si chiama “doppio bilancio”. E’ una teoria della finanza pubblica tra le più avanzate. Sostiene che lo Stato possa fare debito, ma solo per investire. Debito che si ripaga tramite la crescita che procura. L’altra parte della spesa pubblica, i consumi, dovrebbero essere invece sostenuti dalle entrate correnti. Principalmente tributi.Continua