Una storia di solidarietà, di un …. accidentale ….. mescolamento di classe ….. e di ri-scoperta che, nella propria vita, mai ci si fa del TUTTO da soli. Conta la roulette del DNA e dei talenti, la disciplina e l’impegno e conta, parecchio, anche quello che in gergo pop si chiama “puro e semplice culo”.

Bruno Perazzolo

Qualcuno li ha chiamati Luoghi Terzi. Un Luogo Terzo è un luogo in cui persone di diversa condizione sociale, dalla più alta alla più bassa, possono incontrarsi mettendo in comune dispiaceri, sogni e grandi imprese. Sono stati Luoghi Terzi le antiche Società Operaie e i Caffè di fine ‘800 e, poi, i Circoli, le Osterie, persino non poche Aziende per quasi tutto il ‘900. Ora, da quando le distanze sociali sono aumentate dando vita ad altrettanti “mondi separati”, i Luoghi Terzi sono quasi spariti, ma il film, in forza di un accidente, ce li fa rivivere, sia pure in versione ridotta, mettendo al centro della scena un’orchestra di paese e una fabbrica in via di chiusura a causa della delocalizzazione aziendale.

Thibaut è un direttore d’orchestra di fama internazionale; Jimmy è un modesto operaio di provincia che suona il trombone nella fanfara del paese. I due sono fratelli egualmente portati – e anche notevolmente dotati – per la musica, ma non lo sanno. Da piccoli sono stati affidati e poi adottati da famiglie diverse che li hanno accolti ottimamente. Una, però, era di ceto elevato e l’altra di modeste, benchè dignitosissime, condizioni economiche. In breve, comunque, tutt’altro ambiente e tutt’altre opportunità. Sarà la leucemia di Thibaut e, soprattutto, la passione per la musica, a ricongiungerlo al fratello Jimmy dapprima per via della donazione e del trapianto di midollo e, successivamente, a causa della comune volontà di salvare la fabbrica e la fanfara. Imprese disperate, ma non impossibili. Imprese che – punteggiate da un umorismo sagace e dalla benevola ironia da vecchio bar di quartiere affine al contesto popolare dei personaggi – si concluderanno con una fantastica, quanto commovente, interpretazione del Bolero di Ravel. Da non perdere!

Regia di Emmanuel Courcol con Benjamin Lavernhe, Pierre Lottin, Sarah Suco, Jacques Bonnaffé e Clémence Massart-Weit. Genere commedia, Francia, 2024, la pellicola ha una durata di 103 minuti ed è uscita lo scorso dicembre nelle sale cinematografiche italiane.

2 commenti

  1. Caro Bruno, sei sempre più bravo nelle recensioni dei film, di cui sai cogliere l’incanto. Tanto mi piace ciò che scrivi, che non vorrei rimanere deluso dalla vista della pellicola!

    1. Sei troppo buono con me. Questa è la verità. Riguardo alla pellicola sono sicuro, non rimarrai deluso, anziiii.

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