Bruno Perazzolo

Tutti sappiamo che perdonare spesso è difficile, PERO’ ci rendiamo meno conto del fatto che, a volte, perdonare può salvare la vita di chi perdona. Di più! Quando ci si accorge che la propria indulgenza è servita a far rialzare una “persona degna”, il perdono può addirittura migliorare la vita di chi si è dimostrato indulgente. È questa l’idea che, probabilmente, sta all’origine della pellicola, al solito decisamente ben condotta nella maniera in cui, da tempo, il cinema francese ha mostrato di saper fare.

Michelle è un’ex prostituta che, con la nascita della figlia (Valérie), ha abbandonato la professione. Il rapporto con la figlia è stato, poi, un idillio. Un idillio che è durato sino a quando non s’è saputo dell’ex professione di Michelle. Continua

Bruno Perazzolo

Il film richiama alla mente un incrocio di storie tra “Pretty woman” (1990) e “L’ultima corvée” (1973). Una prostituta di Brooklyn, Ani, incontra il suo “principe azzurro”, Zakharov. Questi, però, diversamente dal Richard Gere di “Pretty Woman”, si rivelerà nulla di più che un adolescente consapevolmente viziato. Infatti, come da manuale, la sua famiglia di moderni oligarchi russi, nelle pseudo-avventure pseudo-romantiche del proprio pargolo, consumate in “terra d’Occidente”, altro non vede che una sorta di tirocinio alla prepotenza di chi (Zakharov) deve crescere senza il senso del limite, senza mai ringraziare per davvero e senza mai dover chiedere scusa. Invece, proprio come nell’”Ultima corvée”, Igor, che sembra uscito dalla penna di un classico della letteratura russa, impersona la parte del “carceriere buono”.

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Il dramma di una famiglia che riflette quello di un’intera epoca

Bruno Perazzolo

Luis è un ragazzo promettente e “normalmente inserito nel sistema”. Ha successo negli studi e andrà alla Sorbona …….. Fus, suo fratello, non ha concluso gli studi per il diploma di metalmeccanico, è disoccupato e benchè promettesse bene nel calcio, intorno ai 22 anni, lo abbandona per aderire ad un gruppo di amici di estrema destra. Malgrado l’abisso che li separa, Luis e Fus sono molto uniti tra loro e al padre Pierre ….. la pellicola ci mette di fronte ad una famiglia normale e solidale che, però, verrà comunque travolta dal “cambiamento d’epoca” che, da almeno un decennio, interessa la Francia e tutto l’Occidente

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Bruno Perazzolo

Questo “non è un paese per vecchi”. È il titolo del film dei Coen, ma potrebbe ben essere la sintesi del film The Substance ……
Elisabeth Sparkle è stata una Diva del fitness. È sulla soglia della cinquantina e tutto, intorno, glielo fa capire. Viveva agiatamente solo per il suo Pubblico e per il suo Business. Pubblico e Business che, tuttavia, non intendono rinunciare al mito dell’eterna giovinezza ed ai profitti che su questo mito si possono lucrare. Improvvisamente, però, in prossimità della vecchiaia, malgrado lo straordinario “investimento sul proprio corpo”, dal centro della vita si ritrova, sola, ai margini. Messa da parte come si fa con un “contenitore vuoto senza neppure l’obbligo di essere restituito”. Ma ecco che le si prospetta, sull’orlo della disperazione, la possibilità di disporre di “una versione migliore di sé” quando ancora era giovane.
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Bruno Perazzolo

Mahin è vedova da trent’anni.  Vive a Teheran. La sua vita si sta chiudendo. Figli e nipoti vivono lontano, all’estero. Li sente, per telefono, impegnati in mille cose che lasciano poco spazio alla conversazione. Anche le sue frequentazioni fuori casa si sono ridotte a fare la spesa o poco più. Il giro di amiche con le quali, in passato, condivideva serenamente molto del suo tempo da pensionata, oramai, per vari motivi, riesce a ritrovarsi solo una volta l’anno, in occasione di un pranzo che, a malapena, per qualche ora, riesce a colmare l’amarezza di tanti mesi di separazione. Mahin, però, non è disperata, non intende rinunciare a ciò che di meglio la vita può riservare all’uomo. Mahin ha una grande idea: celebrare una festa con tutto ciò che la festa comporta
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Dario Nicoli

Monte Wildhorn (interpretato da uno splendido Morgan Freeman) è un anziano scrittore che ha avuto nel passato un certo successo con libri western, ma che ha perso l’ispirazione dopo un lutto familiare ed un incidente che l’ha obbligato alla sedia a rotelle, e che ha sostituito l’amore per la vita con quello per la bottiglia, decide di passare l’estate sulle rive di un lago del Nord America (in realtà Greenwood nello stato di New York), un luogo appartato dal clamore del mondo editoriale e che dovrebbe essere più consono al suo desiderio di solitudine ed autocommiserazione. Ma in realtà egli ha aderito, affatto convinto, all’idea del nipote che desidera ritrovare lo zio che conosceva prima di questa crisi.
………… il film presenta tutti gli ingredienti che potrebbero portare ad un esito scontato e dal tono sentimentale. Un esito che, però, lo scrittore Guy Thomas ed il regista Rob Reiner evitano con grande perizia offrendoci, all’opposto, un quadro delicato e avvincente.Continua

Bruno Perazzolo

Emilia Pérez è stata, “nella sua precedente vita”, Manitas del Monte, un uomo cresciuto in una specie di “porcile umano” dove ha imparato, meglio di tutti gli altri, “la legge del più forte” diventando un potente narcotrafficante, finanziatore di un governo latinoamericano corrotto e criminale responsabile della sparizione e dell’assassinio di migliaia di oppositori politici o di semplici sospettati tali. Emilia Pérez viene aiutata, nella sua radicale trasformazione – di genere ma non solo di genere – da Rita, un’avvocatessa di successo che ha fatto, per sua stessa ammissione, “della sua vita affettiva un deserto e della sua carriera professionale una fogna”. Rita, in definitiva, compie un’analoga mutazione: collaborando alla “redenzione dell’amica” redime anche se stessa. Non si tratta però di un semplice pentimento.Continua

Bruno Perazzolo

Certo, nel film di Ozpetek uno può vederci tante cose – la solidarietà declinata al femminile, la complessità e le difficoltà dei rapporti umani, l’autobiografia dello stesso regista ecc. – però non è casuale che il racconto si svolga in una sartoria di costumi per cinema e teatro. Al contrario, il “luogo del lavoro”, la “Pratica, improntata da una tradizione di eccellenza” che fa da sfondo alle vicende dei vari personaggi, credo sia la vera “pietra d’angolo” capace di trarre, da tante storie singolari, un solido “NOI CORALE”, che impegna, ma che, anche, alla fine, ti accoglie e ti protegge.
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Bruno Perazzolo

Una storia di solidarietà, di un …. accidentale ….. mescolamento di classe ….. e di ri-scoperta che, nella propria vita, mai ci si fa del TUTTO da soli. Conta la roulette del DNA e dei talenti, la disciplina e l’impegno e conta, parecchio, anche quello che in gergo pop si chiama “puro e semplice culo”.

Thibaut è un direttore d’orchestra di fama internazionale; Jimmy è un modesto operaio di provincia che suona il trombone nella fanfara del paese. I due sono fratelli egualmente portati – e anche notevolmente dotati – per la musica, ma non lo sanno. Da piccoli sono stati affidati e poi adottati da famiglie diverse che li hanno accolti ottimamente. Una, però, era di ceto elevato e l’altra di modeste, benchè dignitosissime, condizioni economiche. In breve, comunque, tutt’altro ambiente e tutt’altre opportunità. Sarà la leucemia di Thibaut e, soprattutto, la passione per la musica, a ricongiungerlo al fratello Jimmy

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Bruno Perazzolo

Una piccola comunità in un paesino di montagna (Vermiglio, nella provincia di Trento) vive ai margini della storia. Unico contatto con il resto del mondo un pullman di linea, un postino, la guerra e, soprattutto, un maestro, discretamente meschino quanto autoritario, intento a gettare un ponte tra il minuscolo microcosmo tradizionale in cui vive e “il mondo più grande là fuori”. In questo quadro, la regia di Maura del Pero tratteggia con grande bravura, intorno alle vicissitudini della famiglia Graziadei, un’immagine fedele, rispettosa e “raffinatamente delicata” della “provincia nella provincia” nell’immediato secondo dopoguerra.
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