di Dario Nicoli

L’invasione dell’Ucraina – che speriamo si concluda presto con un accordo che consenta al mondo libero di mettere mano alla ricostruzione e che serva ai russi per coprire la loro ritirata – ha colpito come un pugno nello stomaco l’Occidente scuotendolo dal suo stato di torpore che è soprattutto morale e culturale, prima che politico e militare. Quella stessa sonnolenza che Putin e la sua cricca hanno scambiato per arrendevolezza convincendoli di poter aggredire impunemente il paese vicino per inglobarlo nel proprio impero.Continua

di Bruno Perazzolo

“Una crisi ci costringe a tornare alle domande; esige da noi risposte nuove o vecchie, purché scaturite da un esame diretto; si trasforma in una catastrofe solo quando noi cerchiamo di farvi fronte con giudizi preconcetti, ossia pregiudizi, aggravando così la crisi e per di più rinunciando a vivere quell’esperienza della realtà, a utilizzare quell’occasione per riflettere, che la crisi stessa costituisce” (Hannah Arendt, Tra passato e futuro, Milano, Garzanti 1991). Dovendo presentare le sei clip introduttive all’opera di Lasch “La ribellione delle élite – il tradimento della democrazia”, non ho potuto fare a meno di menzionare, per l’ennesima volta, le citatissime frasi di Hannah Arendt. La tragedia della guerra in Ucraina, infatti, obbliga, chiunque abbia a cuore la democrazia e la migliore tradizione occidentale, a tornare alle domande fondamentali sui nostri valori alla ricerca di nuove risposte volte a contrastarne l’evidente declino. Una volta rimossa ogni ambiguità riguardo all’attuale necessità di sostenere in tutti i modi la resistenza del popolo ucraino e di condannare nel maniera più assoluta l’aggressione dell’esercito russo, nella speranza che tutto ciò possa condurre ad una vera pace, sarebbe quanto mai disgraziatamente miope misconoscere le nostre colpe e le nostre debolezze.  Continua

di Bruno Perazzolo e Dario Nicoli

Regia di Joe Wright, con Gary Oldman, genere drammatico-storico, Gran Bretagna 2017, durata 114 minuti. In questo angosciante frangente di guerra europea, consigliamo vivamente la visione di questo film per il paragone che consente di fare tra il momento in cui l’Inghilterra era minacciata dai bombardamenti della Germania nazista e la tragedia dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Non vogliamo però sostenere che Putin sia un nuovo Hitler perché, tra i due, vi sono differenze radicali sul piano delle motivazioni e dell’azione militare e politica. L’argomento che vogliamo affrontare è piuttosto il tema che il regista ha saputo trattare in maniera magistrale ovvero la metafora che, come ogni altra opera di grande valore simbolico, il film sottende. Qual è il rapporto tra l’identità di un popolo e le sfide che esso può affrontare?
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Di Bruno Perazzolo e Emanuela Gervasini

Tra i vari episodi della serie televisiva #Generazione Bellezza, su Rai Tre (l’episodio si può vedere su Rai Play: Generazione Bellezza: puntata del 26 – 12 – ’21), tutti incredibilmente affascinanti, quello intitolato “Il Sogno di una Comunità”, ci ha fatto venire in mente che, forse, a differenza di quanto sostengono molti filosofi della modernità e della postmodernità, “DIO NON È MORTO PER DAVVERO”……..
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Cosa abbiamo capito sull’Afghanistan? Selezionando al massimo il profluvio di parole spese su questo tema, di importante rimane quanto detto dal Papa e dal Presidente della Repubblica. Papa Francesco ha dichiarato che «un modello troppo occidentale di democrazia è stato esportato in Paesi come l’Iraq, dove un governo forte esisteva già in precedenza. Oppure in Libia, dove esiste una struttura tribale. Non possiamo andare avanti senza prendere in considerazione queste culture». Il Presidente Sergio Mattarella nel messaggio del 12 scorso ai partecipanti al G20 Interfaith Forum 2021 ha sostenuto che «l’idea di riunire studiosi, rappresentanti delle diverse fedi ed esponenti della società civile in uno specifico momento dedicato alla dimensione spirituale, costituisce una scelta lungimirante, particolarmente in una congiuntura in cui si ripresentano tentazioni di utilizzare le espressioni religiose come elemento di scontro anziché di dialogo. La consapevolezza di come il fattore religioso sia elemento importante nella costruzione di una società internazionale più giusta, rispettosa della dignità di ogni donna e di ogni uomo, si va sempre più radicando».
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Dopo alcuni anni di sbandamento sia di là che di qua dall’Atlantico, con l’Italia in veste di partner pericolante, nel G7 della Cornovaglia i paesi democratici hanno dato un segnale di vitalità nelle parole come nei simboli. Si è ricostituito il blocco delle democrazie, è stato individuato con chiarezza l’avversario nelle potenze autocratiche e nei regimi dittatoriali sparsi nel mondo, sono stati messi in chiaro i valori di questa alleanza e si sono infine prefigurati gli strumenti di intervento.Continua