Bruno Perazzolo

“Nessuno dovrebbe venire a New York se non ha voglia di essere fortunato” E.B. White

Cosa leggere per cogliere l’anima di New York, probabilmente la città più celebrata del pianeta?
Com’è solito fare, nell’arco di pochi minuti, Antonio Monda fornisce, con pochi cenni carichi di significato, importanti consigli su film e letture. Continua

Bruno Perazzolo

Nella bella canzone, “Il Testamento”, scritta e interpretata da Fabrizio De André nel lontano 1963, il protagonista prima si fa beffe dei vivi che restano e della morte e, poi, chiude con una affermazione che ha tutto il sapore di una sentenza definitiva “cari fratelli dell’altra sponda cantammo in coro giù sulla terra, amammo in cento l’identica donna, partimmo in mille per la stessa guerra. Questo ricordo non vi consoli quando si muore si muore soli”. Ricordo che anche mia nonna, classe 1906, sosteneva qualcosa del genere citando spesso un proverbio veneto “morta mi e la me testa mando in mona quei che resta” (non so se sia scritto correttamente nel dialetto veneto, ma il testo, mi sembra, non lasci comunque spazio a fraintendimenti). Si tratta, probabilmente, di un atteggiamento universale di fronte alla morte diffuso in tutte le culture e in ogni tempo. Un modo sarcastico di prendere congedo da chi resta esorcizzando la paura. Un’attitudine che, dunque, non va confusa con un fatto assai più recente e, direi, tipico dell’occidentale moderno: la morte in solitudine.
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di Dario Nicoli

La grande mobilitazione del neo comunitarismo va vista come un tentativo di risposta immediata alla solitudine che caratterizza il tempo nuovo; essa offre a chi abita nel territorio occasioni di appartenenza e di vita in comune, ma queste esperienze consentono, innanzitutto nel linguaggio, un riconoscimento ed una consolazione verso quello smarrimento esistenziale di chi afferma, come dice Vasco Rossi, “ora qui…siamo soli…siamo soli…siamo soli…siamo soli…”?

Occorre che nelle esperienze neocomunitarie accada un salto di qualità che vada oltre la dinamica della risposta ai bisogni, per cogliere nell’anima quella perdita dell’incanto che è accaduta con la modernità e la deificazione dell’uomo e della ragione, e che ha portato allo strapotere della tecnica ed allo smarrimento dell’io.

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di Dario Nicoli

Per cercare di comprendere se il territorio stia diventando una nuova comunità, nell’incontro di Pinerolo del 7 novembre scorso abbiamo riunito cinque mondi: il Comune, la Scuola, l’Economia, le Chiese e la Comunicazione per comprendere se sono attive forze che, pur essendo minoranza, vedono con chiarezza il nuovo tessuto dei bisogni della popolazione e giocano le proprie risorse nella direzione neo-comunitaria.

Provo a riassumere in tre punti ciò che è emerso dall’interessante e sorprendente incontro.Continua

di Bruno Perazzolo

Una commedia ben riuscita, con il tradizionale lieto fine ambiguo, ma non troppo. Avel, il protagonista, che ancora non ha superato il lutto per la prematura scomparsa della moglie, si ritrova la caricatura di una madre “romantica”, Sylvie, che, passando da un innamoramento all’altro, si relaziona con il figlio Avel più come amica se non addirittura come una figlia.

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di Dario Nicoli

L’area dei paesi ad antica democrazia è caratterizzata dal desiderio di rimozione della propria storia, i suoi drammi e la sua epica. E ciò allo scopo di affermare un tipo di libertà fondata sul “rapporto a sé”, svincolato dai legami con qualsiasi appartenenza collettiva: la nazione, la comunità ed anche famiglia. Ma un individuo che considera il benessere come un diritto, esageratamente sensibile al suo star bene, che pratica lo slegame con tutto ciò che risulta “sgradevole”, senza padri né maestri, finisce per trovarsi in una condizione di solitudine esistenziale mai provata dalle popolazioni delle epoche precedenti.

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