di Dario Nicoli

Per cercare di comprendere se il territorio stia diventando una nuova comunità, nell’incontro di Pinerolo del 7 novembre scorso abbiamo riunito cinque mondi: il Comune, la Scuola, l’Economia, le Chiese e la Comunicazione per comprendere se sono attive forze che, pur essendo minoranza, vedono con chiarezza il nuovo tessuto dei bisogni della popolazione e giocano le proprie risorse nella direzione neo-comunitaria.

Provo a riassumere in tre punti ciò che è emerso dall’interessante e sorprendente incontro.

Primo punto: Esistono nel territorio molti corpi intermedi che si dedicano ad animare la vita comunitaria

Pinerolo è una città di 36mila abitanti che presenta un mondo di vita comunitaria molto ricco di esperienze (sono presenti ben 80 associazioni!), consapevole del suo nuovo compito ovvero promuovere lo spirito di appartenenza al territorio e dotato di novità, rivelative del tempo nuovo che stiamo vivendo.

Va detto che Pinerolo possiede una lunga tradizione di vita associativa e di partecipazione; quel che colpisce è il suo recente dinamismo: non perché i vecchi bisogni non esistono più, ma perché si fondono con i nuovi assumendo, più o meno consapevolmente, i tratti di una domanda di legami di appartenenza.

In tal modo, si approfondisce lo stesso significato di “territorio”: luogo dell’abitare (e non solo risiedere); del buon senso comune (e non solo delle opinioni urlate); della concretezza dei luoghi di incontro, dei servizi (e non della virtualità); dei compiti da portare a termine chiari, saldi, pratici e con riscontri evidenti (non della autorappresentazione di sé); del mostrarsi per ciò che si è (non dietro maschere / avatar); delle relazioni dirette di vicinato, partecipazione e festa (e non installazioni effimere), infine del riconoscimento di esistere “naturale” e sorprendente, fondato sul gusto di partecipare ad un’opera che ha apportato agli altri quel poco o tanto di bene.

Secondo punto: Tutte le istituzioni e gli enti incontrati rispondono ai bisogni indicati riposizionando, o riscoprendo, la propria missione

I meccanismi che generano la solitudine sono economici (il mercato e l’idea della libertà come possibilità di scegliere tra alternative, e quindi non legarsi mai a nulla), politici (espansione dei diritti soggettivi senza il corrispettivo dei doveri, specie quello della partecipazione ad “un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società” (art. 4 della Costituzione), culturali (il pensarmale: tutto è visto come problema, minaccia, decadenza), sociali (l’amputazione dei legami e la perdita della felicità comune), spirituali (l’amputazione dell’anima e la perdita dell’incanto). 

Tutti e cinque i soggetti convocati a Pinerolo si stanno mettendo in gioco e cambiano se stessi per essere più vicini ed efficaci nel proprio compito:

La Scuola: per svolgere la sua missione – specie tenuto conto delle sofferenze che vivono i giovani, i ragazzi ed anche i bambini – essa sta allargando la rete dei soggetti che si impegnano nel campo dell’educazione. Si assume un compito inedito di protezione, ma unito alla premura per l’apprendimento e della crescita umana dei ragazzi. Inoltre, mira al miglioramento della capacità di comunicazione tra le generazioni, ed ultimamente avverte l’esigenza di rovesciare l’approccio usuale, per suscitare e valorizzare di più le risorse degli studenti e delle loro famiglie, oltre che approfondire la cooperazione tra le diverse alleanze presenti nel territorio, come la rete PIN attiva da oltre 20 anni in tema di orientamento.

Il mondo economico: il rappresentante l’impresa commerciale familiare che ha preso la parola ha dichiarato che da sempre questa ha fatto dei rapporti umani la propria forza, fondandosi sulla relazione di fiducia con i cittadini-clienti, ma ottenendo anche l’obiettivo di tenere vivo il centro, “altrimenti i portici diventano vuoti, morti”. Questa scelta ha portato ad una crescita dell’impresa, smentendo la facile profezia del futuro dei non luoghi, ma confermando le nuove visioni centrate sull’umanesimo economico basato sulla creazione di valore nel perseguire la centralità della persona e della comunità. Ovvero un modo di agire radicato nella buona tradizione fatta di dovere nei confronti degli altri, ma soprattutto del senso dell’onore verso se stessi.

Le Chiese Valdese e Cattolica: è cambiato il rapporto delle persone con il mondo ecclesiale, che in un primo tempo si è trovato impreparato in quanto era solito rispondere ad esigenze legate ad una spiritualità che possiamo definire “vecchia”, motivo per cui molti si sono invece messi alla ricerca di una spiritualità “fai da te”. Da pochi anni, è in atto un tentativo che si muove entro una tensione positiva tra esigenze di natura etica e altre di accesso al mistero. Emerge un bisogno di cura verso chi soffre, di spazio per i giovani, di ricostruzione di un’identità centrata sulla storia, senza la quale non vi può essere una solida appartenenza. Si stanno facendo passi giganteschi nel cercare di superare le divisioni e le chiusure: non più “io sono della parrocchia…” ma “qui siamo tutti appartenenti alla stessa comunità”. La “vigna del Signore” prioritaria è quella delle relazioni: si offrono luoghi dove non ci si sente soli, dove le persone possano fare esperienza di Dio.

Il Comune ha in atto una metamorfosi del modo di fare politica: mettersi a disposizione usando strumenti nuovi come il Patto di collaborazione basato su co-progettazione e co-gestione, è fare comunità. È davvero imponente il fronte delle iniziative che rientrano nel cantiere dell’Amministrazione: esso va dal far operare i servizi in modo che siano rivolti a tutti, al recupero e rivitalizzazione di spazi pubblici abbandonati (il patrimonio immobiliare del Comune è sconfinato) come nel caso de il Nodo, rilanciare gli spazi del Caffè del Teatro Sociale, aperti alle idee e alle iniziative di artigiani, artisti e associazioni del territorio. Ma anche servizi nuovi di valore educativo come il “Teen Lab”, un laboratorio di fabbricazione digitale dotato di macchinari vari – macchine a controllo numerico, stampanti 3D, tagli laser, plotter e fresatrice – a disposizione di chiunque può provare gratuitamente un giorno la settimana con la presenza di personale preparato, un modo concreto per combattere la dispersione scolastica.   

La Comunicazione: è sorprendente il fatto che L’Eco del Chisone, da 119 anni il giornale del territorio, da pochissimi anni ha voluto definirsi “Giornale di comunità”, una forma attiva e di partecipazione che pone al centro le relazioni con i cittadini. Non un giornale campanilistico, ma un presidio di cittadinanza il cui bene più prezioso è costituito dalla fiducia dei propri lettori, i quali si aspettano che si racconti la verità in base a rapporti autentici con le fonti. Il giornale si dedica con forza a ricostruire le aree di montagna, tessendo nuove relazioni nelle zone a bassa intensità abitativa e soggette a spopolamento.

È vero che nel territorio pullulano iniziative, ma occorre ancora superare le tensioni e le divisioni del passato, superare un residuo di tribalismo, rendere fecondi gli inevitabili conflitti intergenerazionali.

Terzo punto: Il lavoro di comprensione del tempo nuovo non è ancora giunto al cuore della condizione di solitudine

Con questa grande mobilitazione si sta prendendo coscienza della solitudine che caratterizza il tempo nuovo, per dare ad essa una risposta immediata che consiste nel fornire servizi, luoghi ed occasioni di incontro che possano suscitare nei cittadini un sentimento di appartenenza e radicare in loro lo spirito di comunità.

Ma occorre anche comprendere i limiti dell’agire comunitario, sia quello che prende la forma della risposta ai bisogni, e che tende a porre l’individuo come “utente” fruitore di servizi materiali e esistenziali, una postura che sta bene all’individuo che si avvicina, prende e se ne va, sia quello della partecipazione attiva, una scelta piuttosto impegnativa che è propria del mondo dell’associazione volontaria.

Siamo chiamati a capire come nelle esperienze di vita comunitaria può aprirsi una linea di comunicazione e comprensione della solitudine radicale, quella che fa dire a Vasco Rossi: “Ora qui…siamo soli…siamo soli…siamo soli…siamo soli…”.

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