Ciò che il denaro non può comprare

di Bruno Perazzolo

Allo scopo di introdurre coloro che avranno il piacere di condividere con noi l’approfondimento del tema della Giustizia a partire dall’opera di Michael Sandel, ho pensato possa essere utile l’ascolto di questo video intitolato “Ciò che il denaro non può comprare”. Il motivo della scelta è chiaro: i contenuti del documento si pongono in perfetta continuità con il lavoro di ricerca che la nostra associazione sta realizzando praticamente dal momento in cui si è costituita (al riguardo si vedano le note a piè di pagina), mettendo al centro del nostro “confronto”, prima il tema delle “sfide della democrazia” e, successivamente, quello del “rapporto tra la libertà e la comunità”. Provo, ora, a giustificare questa mia affermazione.

La prima parte della conferenza mette in evidenza la progressiva “mercificazione di tutto”, sino al punto che, secondo  Sandel, da circa 30 anni, siamo passati da un’”economia di mercato” ad una “società di mercato”. Naturalmente non si tratta di una novità assoluta. Autori classici quali Ferdinand Tönnies e Karl Marx, ad esempio, avevano ampiamente argomentato e previsto anzitempo questo fenomeno. Ora, però, esso si dispiega sotto i nostri occhi passando, per così dire, “dall’idea alla materia” in maniera quasi provocatoria. Di questi “casi provocatori”, il video è ricolmo anche perché è nello stile di Sandel fare ampio ricorso all’esempio nell’illustrazione dei concetti che intende sostenere o confutare[1].

Il secondo punto affrontato da Sandel è quello che potrei chiamare della “corruzione del mercato”. L’espressione non va intesa in senso puramente denigratorio del “libero scambio”. Anche se Sandel non è sufficientemente esplicito su questo punto, si tratta del ritrarsi della comunità; cioé del ritrarsi della sorgente di ogni valore sociale condiviso, della legge morale che, sola, consente all’uomo di elevarsi al di sopra dei suoi interessi egoistici. Interessi, questi ultimi, che, contrariamente all’ambiente comunitario, trovano nel mercato il loro spazio ideale[2].

Il terzo argomento riguarda la disuguaglianza crescente che, parallelamente allo sviluppo della società di mercato, si è andata affermando nell’occidente democratico. Qui mi pare utile tornare ai podcast di Lasch tratti dalla “ribellione delle élite, il tradimento della democrazia[3]”. Sandel praticamente riprende alla lettera quel che Lasch aveva visto circa 20 anni prima: l’isolamento delle nuove élite, il rifiuto della responsabilità sociale e lo scadimento del dibattito, della conversazione pubblica che rappresenta il sale della democrazia e dei relativi “standard morali”. Standard, questi ultimi, che non possono essere ridotti, come è nello spirito delle nuove élite, ai soli diritti individuali e, ancora meno, ai soli diritti di libertà[4].

In Chiusura della sua lezione – conferenza, Sandel sembra riecheggiare il sociologo Árpád Szakolczai.  Tra ciò che il denaro non può comprare c’è, innanzitutto, la socievolezza. Un bene oggi, quando tutto concorre a non “generarne a sufficienza”, ancora più necessario. Per Árpád come, credo, per lo stesso Sandel, “la Benevolenza verso gli altri è un aspetto centrale non del nostro Interesse – in quanto, in un mondo radicalmente falsato com’è quello in cui viviamo, seguire il proprio interesse non aiuta affatto a vivere umanamente – ma della Socievolezza, poiché il piacere della Benevolenza (il Charis degli antichi greci) concorre al nostro Bene e cura la nostra Anima”.

Conclusione: se, come credo, una teoria della giustizia non può prescindere dall’idea di una società giusta, dando per acquisito che una tale società sia, almeno per noi, quella democratica, il video di Sandel mi sembra proprio quello che serve per introdurci a tutte le maggiori problematiche che l’approfondimento di questi argomenti necessariamente ci obbliga ad affrontare. 


[1] La mappa concettuale, che abbiamo realizzato come sintesi degli incontri sin qui svolti sul tema “libertà – comunità”, nella parte relativa alla “Gesellschaft, società in senso stretto”, evidenzia bene lo sviluppo delle “mercificazione delle relazioni umane” nel contesto del passaggio dalla “Gemeinschaft, comunità in senso stretto”, intesa come organismo entro il quale l’uomo viene concepito come entità sociale, alla “Gesellschaft, società in senso stretto” intesa come artificio contrattuale in rapporto al quale l’uomo è pensato come Individuo: comunità società – mappa concettuale  

[2] Su come l’ideologia attualmente dominante nelle nostre società, tenda a favorire la diffusione dei meccanismi di mercato, occultando le forze contrarie a questa espansione si veda “Il capitalismo quasi non esiste”. 

[3] Cliccando su “vai alla Playlist” è possibile accedere ai podcast tratti dal testo di C. Lasch “la ribellione delle élite, il tradimento della democrazia

[4] Riguardo all’importanza del dibattito pubblico nel contesto di un sistema democratico, Dario Nicoli ha fornito un contributo che è stato recepito da tutta la redazione di PensarBene e, come testo unanimemente condiviso, pubblicato nel nostro sito: “La democrazia rinasce dalla bella conversazione

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3 commenti


  1. Del discorso di Sandel mi ha colpito molto questo punto: l’introduzione di un contratto (compravendita) cancella la propensione all’ altruismo. Cioè quando si introduce un contratto, non è più normale essere altruisti, diventa una scelta di serie B. E questo, come lui ha ben detto, é molto pericoloso per quelle pratiche che hanno il loro valore proprio nell’essere volontarie, spontanee (e quindi altruistiche) -come l’esempio dell’amicizia o dell’amore per la lettura- e rischia perciò di cancellare la presenza di valori civici, che sono però indispensabili perché ci sia una partecipazione democratica, e quindi perché si possa essere comunità. Non si può parlare di bene e male al di fuori questo. Non ci può essere moralità dove é il mercato a decidere meccanicisticamente e neutralmente.

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    1. Author

      Cara Sara, per intanto grazie del commento. Per pensare dobbiamo classificare, distinguere cose che nella realtà non sono mai così nettamente separate. Anche in un contratto può esserci altruismo, certamente, ma nell’idea di contratto e nella stragrande maggioranza dei contratti concreti, come nell’idea di mercato, l’altruismo non c’è e quel poco che c’è, se ci focalizziamo su questo accidente, “rischia solo di confondere il pensiero”. Perciò un grande economista del ‘900 come Schumpeter, fondava l’analisi economica sul principio dell'”individualismo metodologico” e l’economia politica dominante postula che sul mercato ogni soggetto persegua esclusivamente i propri interessi (lo si insegna nelle scuole e in tutti i libri di testo di economia). Ora il contratto è la base della nostra civiltà moderna: gli uomini nascono liberi e portatori dei medesimi diritti. Tutto ciò che facciamo deve essere libero e, quindi, un obbligo può derivare solo dal nostro consenso. Persino la fondazione dello Stato, per essere legittima, deve fondarsi sul nostro consenso. Consenso che, non a caso, la massima parte dei filosofi della politica, di destra come di sinistra, considera di natura contrattuale: da qui il termine di filosofia politica “contrattualismo”. Se avrai la pazienza di seguire i nostri incontri su Sandel, di questo avremo modo di ragionare a fondo. Il punto è che le virtù civiche, per esempio il rispetto del lavoro, pagare le tasse, raccogliere i rifiuti e non insozzare le strade ecc. non possono fondarsi su queste etica minimalista: diritti di libertà, individuo, volontà, consenso e fine della storia. Si chiamano virtù civiche proprio perchè non dovrebbero essere prevalentemente imposte con la forza (la legge dello stato), ma neppure si può pensare di fondarle sulle scelte individuali o, peggio, sui capricci degli individui per cui, “tutto dipende da come ci alzano al mattino”. E qui iniziano i dolori. Sandel, giustamente, dice che le virtù civiche vanno coltivate, allenate, ma come può una società che pone a suo fondamento esclusivamente le libertà individuali, arrivare a creare istituzioni solide e durature capaci di assicurare il rispetto del lavoro, dell’ambiente ecc. come fatto generalizzato da porre, moralmente, allo stesso livello delle libertà individuali. E’ questo il problema che stiamo affrontando e la pista che stiamo seguendo è l’unico spazio entro il quale possiamo osservare la la formazione sia pure contrastata, ostacolata, in salita, del senso civico: quello comunitario o neo comunitario.

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