Bruno Perazzolo

Se si esclude quando, in giovane età (anni ’70), settimanalmente scendevo in piazza inneggiando i peggiori dittatori (Giuseppe Stalin, Mao Zedong, Pol Pot ecc.), e poi, a squarciagola, “Vietato Vietare”; quando confondevo la “genuina semplicità”, di cui andavo fiero, con la “bovina ignoranza”; se si esclude questo triste periodo della mia vita, sono sempre stato, un fedele seguace degli artt. 5 e 6 della nostra Costituzione. In altre parole, sono sempre stato un autonomista con forti simpatie per le idee federaliste, la costruzione dal basso, dal territorio, la diffusione del “potere tra tutto il popolo” ecc. ecc.. Ed è sempre da convinto federalista che, anche di fronte ai quesiti referendari per me meno convincenti, mi sono sempre posto la seguente domanda: “può un autonomista convinto disertare le urne, magari sostenendo che, tanto, è solo un inutile spreco di tempo e di danaro pubblico?” Invariabilmente la risposta era negativa e, di conseguenza, il mio voto, sin qui, non è mai venuto meno. Però, al pari del voto, non sono mai neppure venute meno, sempre a prescindere dalle specifiche questioni referendarie, alcune dolorose perplessità e qualche domanda che ora, in maniera un po’ provocatoria, vorrei esplicitare in questo articolo .
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Dario Nicoli

Se ci sentiamo vivi, cioè umani, non possiamo abituarci ai tanti segnali di smarrimento che ci inseguono tutti i giorni, a quello stato perenne di oppressione per le cattive notizie che per il crudele interesse degli editori dei media ci vengono gettate addosso per imporci un’attenzione non voluta assieme all’orrore di chi è obbligato ad abbracciare i segni del male che si annida nelle pieghe del nostro mondo caotico.

Non ci si può abituare neppure a quello stato di stordimento che deriva dall’essere perennemente esposti al bombardamento di messaggi, seduzioni, richieste di prestazioni che provengono da voci dissonanti con il desiderio del nostro cuore che chiede serenità e possibilità di sostare su ogni più piccolo dettaglio di bellezza. Che invece non vediamo, appannato com’è da una nebbia di sottile malanimo.

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Dario Eugenio Nicoli

Steve Bannon qualche giorno fa ha sostenuto che Trump “andrà in prigione” se i Democratici riconquisteranno la Casa Bianca nel 2028. Ma si è dichiarato preoccupato anche dell’esito delle elezioni di metà mandato del 2026 alla Camera, in quanto una vittoria potrebbe spingere l’attuale opposizione a tentare di rimuovere il boss dei boss dalla presidenza. Bannon si riferisce alle accuse penali ancora pendenti nei confronti di Trump e alle possibili conseguenze politiche future.

Ma la paura di questo equivoco personaggio è davvero reale? Se guardiamo alla scena desolante che stanno offrendo i Democratici sembrerebbe di no: non stanno facendo opposizione né nel Congresso né nel Paese, tranne che per piccole mobilitazioni locali contro il Vicepresidente Vance ed i capannelli contro la Tesla di Musk. Sembrano paralizzati dall’ampiezza della sconfitta, e storditi dalla valanga di provvedimenti e dichiarazioni con cui il nuovo governo sta rovesciando radicalmente tutta la politica degli USA.Continua

Dario Nicoli

Gli intellettuali di destra e di sinistra sono concordi sul fatto che il nostro mondo è diventato un “cattivo luogo” dove vivere. Secondo loro, tutti noi avvertiamo un senso di straniamento derivante dal continuo sforzo di essere performanti per ottenere il riconoscimento degli altri, oltre al dubbio che la nostra libertà sia corrotta da desideri addomesticati.
Ma questo è un modo stereotipato di guardare la realtà usando lo schermo del declino della civiltà e dando preferenza ai problemi e annullando ciò che vale davvero. Attribuire etichette al nostro tempo ed allo stato d’animo diffuso, è una forma di violenza che non solo manca di rispetto per gli altri, ma che sottrae a chi compie questa azione la possibilità di accorgersi della grande vitalità degli avvenimenti che accadono.
Se guardiamo bene, scopriamo che il mondo reale è costituito da molteplici storie, veri scrigni che contengono segni di bellezza che fanno bene al cuore ed all’anima, e che ci dispongono in modo più sereno nei confronti del tempo attuale e futuro.
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Il dramma di una famiglia che riflette quello di un’intera epoca

Bruno Perazzolo

Luis è un ragazzo promettente e “normalmente inserito nel sistema”. Ha successo negli studi e andrà alla Sorbona …….. Fus, suo fratello, non ha concluso gli studi per il diploma di metalmeccanico, è disoccupato e benchè promettesse bene nel calcio, intorno ai 22 anni, lo abbandona per aderire ad un gruppo di amici di estrema destra. Malgrado l’abisso che li separa, Luis e Fus sono molto uniti tra loro e al padre Pierre ….. la pellicola ci mette di fronte ad una famiglia normale e solidale che, però, verrà comunque travolta dal “cambiamento d’epoca” che, da almeno un decennio, interessa la Francia e tutto l’Occidente

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Dario Eugenio Nicoli

Siamo tutti scossi da quanto sta accadendo sul piano internazionale; è qualcosa a cui non siamo preparati, e che si abbatte come un pugno nel nostro stomaco, scuotendoci da una sorta di torpore individualistico che ha colpito i singoli ed anche le istituzioni.

Stiamo prendendo coscienza del rischio che corre il valore che ci sta più a cuore, ovvero la comunità, intendendo con questa parola quel mondo, come dice il filosofo Jan Patočka, «in cui si deve poter vivere, vivere in comune, in cui si deve essere accettati e ricevuti, ricevere quella protezione che ci permette di assumere i compiti concreti di difesa e di lotta contro ciò che ci minaccia».

Non sappiamo quali sono i contenuti precisi delle trattative in corso tra USA e Russia, che avranno valore solo se sottoscritte dall’Ucraina, la quale presumibilmente chiamerà in causa anche l’Unione Europea come garante della sua sicurezza. Ma sappiamo già da ora che sono accaduti tre grandi cambiamenti, che occorre guardare con realismo perché richiedono altrettante risposte immediate.

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20 settembre ’24 ore 17.30 sul canale Telegram di PensarBene

Con “Anarchia, stato e utopia” (1974), Robert Nozick presenta una difesa in termini filosofici dei principi libertari e una sfida alle idee consolidate della giustizia distributiva ….. L’aiuto dato agli altri spicca in modo particolare nell’elenco di ciò che nessuno dovrebbe fare perché vi è stato costretto; tassando i ricchi per aiutare i poveri lo Stato impone una coercizione ai ricchi violando il loro diritto di usare, come meglio credono, le cose di loro proprietà…….

Continua l’impegno della nostra Associazione sul tema del rapporto tra comunità, libertà, individualismo e democrazia. Al solito, non siamo interessati al solo “raccontarci ciò che pensiamo”. Intendiamo, invece, offrire a tutti uno spazio aperto di confronto e approfondimento amichevoli su temi che, da qualunque parte li si voglia guardare, risultano di urgente attualità per la “qualità della nostra convivenza”. Nello scorso incontro abbiamo trattato dell’Utilitarismo, l’ideologia per molti versi dominante nelle nostre società, nel prossimo incontro tratteremo del Liberalismo nella sua formulazione più generale.Continua

Dario Nicoli

La gran parte dei commentatori ha presentato l’intervista al cardinal Pizzaballa al Meeting di Rimini riportandone il contenuto più “giornalistico”, quello che definisce le consultazioni in corso come l’ “ultimo treno” prima della catastrofe. Ma ciò che ha detto il patriarca di Gerusalemme e dei Latini va ancora oltre, è ricco di messaggi più importanti, che aiutano a comprendere un momento altamente drammatico, nel quale la volontà di distruzione reciproca tra i contendenti sembra rendere vani gli sforzi di molti stati nel cercare una via di tregua, se non di pacificazione.

Essi riguardano tre questioni, in cosa è possibile sperare?  Cosa significa perdonare? Infine, la terza, quella decisiva: cosa si intende per pace ed a cosa occorre che le parti rinuncino per poterla realizzare?

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di Dario Nicoli

Come dicono i filosofi, l’esistenza umana è posta entro un paradosso. Vuol dire che è combattuta tra due pulsioni che sembrano tra di loro inconciliabili: affermare se stesso nel superare se stesso. Ma questo superamento dovrebbe avvenire secondo una dinamica che scaturisce dall’appartenenza ad un mondo di vita comune. Quindi riguarda ancora il proprio io, quella vita dell’individuo che è compresa nel noi.

L’opera del superamento di sé appare particolarmente ardua nei nostri tempi, soprattutto perché l’io ha troppe cose da conservare e troppi pensieri da cui doversi distaccare. Il cittadino dell’Occidente porta sulle spalle il peso di un ego non indifferente, che rappresenta sia un’opportunità (ricerca di pienezza) ma anche una gabbia (dominio dell’ego). Ecco due esempi letterari, con esiti contrari, ambedue tratti dallo stesso tentativo di liberazione da se stessi, quello che si compie nel viaggio e nell’avventura.
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In continuità con i temi sin qui sviluppati, riguardanti “le sfide della democrazia” e il rapporto tra “comunità e libertà”, PensarBene, lo scorso incontro del 17 maggio, ha messo al centro del proprio confronto la nozione di giustizia, tratta dal libro di Michael Sandel “Giustizia, il nostro bene comune”. Nel prossimo incontro del 19, affronteremo il primo dei tre capitoli in cui abbiamo suddiviso questo argomento, trattando della principale corrente etico – morale che, a tutt’oggi, esercita una presa preponderante e maggiormente diffusa in Occidente: quella dell’Utilitarismo.Continua