Da un anno circa abbiamo aperto nel nostro blog la rubrica “storie d’incanto”. L’articolo di Benedetta, che ringraziamo, rappresenta perfettamente lo spirito che anima l’insieme dei contributi che, man mano, stiamo raccogliendo sotto questa categoria ……….

Benedetta Nicoli

Casa Amoris Laetitia è una struttura residenziale che offre servizi sanitari e socioassistenziali a minori, soprattutto bambini, con disabilità molto gravi ……
La Casa ospita anche i genitori, i fratelli e le sorelle dei bambini cui viene dedicata assistenza. Infatti, una delle principali convinzioni alla base della Casa è che immaginare il bambino separatamente dalla sua famiglia è un’astrazione che rischia di compromettere l’intero servizio di assistenza …………..
I dirigenti, gli operatori, i volontari entrano pensando di offrire aiuto e amore ai bambini con gravi fragilità, ma alla fine si accorgono che sono loro a venire investiti di un amore smisuratamente più grande….Continua

Dario Nicoli

In un recente articolo sul Journal du dimanche la filosofa francese Chantal Delsol afferma una verità indiscutibile: la società dell’individualismo non è comparsa all’improvviso da un retaggio patriarcale, ma è avvenuta come diffusione di una prerogativa esclusivamente maschile: l’uomo pensava a se stesso (ma anche alla vita sociale e politica) mentre la donna si occupava dei familiari. La novità consiste quindi nell’estensione dell’individualismo alle donne, convinte che “essere egoisti come un uomo deve essere bello: perché noi non possiamo?”. La nostra è quindi una società dell’individualismo reso democratico.
Si è diffusa la famiglia monoparentale con mamme che si occupano da sole dei propri figli, ma senza padre, di cui magari si sta prendendo cura un’altra donna. Ma non si è neppure realizzata l’estinzione della famiglia, secondo le previsioni degli anni in cui stava accadendo la rivoluzione dei costumi. Si è manifestata piuttosto una grande variabilità di “famiglie”: tra conviventi, con varie combinazioni di generi, tra divorziati, allargate, sposate…
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Bruno Perazzolo

“De gustibus non est disputandum”, secondo il vocabolario Treccani, è una frase latina NON classica che sta a significare “che i gusti sono soggettivi e ognuno ha diritto ad avere i suoi, per quanto strani possano sembrare ad altri”. È, questo, un motto che si adatta perfettamente all’utilitarismo. Cos’è bene? Cos’è male? Ognuno, nei limiti dell’ordine pubblico, non solo, di fatto, la vede a modo suo, ma, persino, ha diritto di vederla come gli pare. Alcuni potrebbero trovare utile o, addirittura, “moralmente obbligatorio” bluffare in affari[1], altri potrebbe scoprire gratificante aiutare le persone in difficoltà. Questione di gusti e fare classifiche sarebbe sbagliato. Ognuno ha le sue preferenze e l’utilitarista le pone tutte sullo stesso piano e ne misura “il piacere” che deriva dal corrispondervi, sempre con lo stesso metro. Sta qui il punto di maggiore condivisione tra liberalismo e utilitarismo ……

Andando, però, oltre la condivisione di questo fondamentale principio dell’Occidente e della Modernità, tra Utilitarismo e Liberalismo iniziano i guai.Continua

di Bruno Perazzolo

Nora e Hae sono due ragazzini legati da una profonda amicizia. Un legame tanto semplice quanto forte che lascia intravvedere un amore incorruttibile. Appartengono, però, a famiglie con stili di vita molto diversi. Nora è figlia di intellettuali cosmopoliti. Gente “senza patria”, in perenne movimento alla ricerca delle migliori opportunità. Hae appartiene ad una famiglia più modesta, saldamente radicata nella tradizione coreana. A causa del trasferimento negli USA dei suoi genitori, la piccola Nora si separerà da Hae spezzando, così, irreparabilmente, un filo, un destino, un “ordine del mondo” costantemente rinnovato dalla scoperta di affinità elettive accompagnate dal racconto di “generazioni che si succedono reincarnando, nei figli, gli antenati”. Continua

Bruno Perazzolo

L’articolo pubblicato su Avvenire lo scorso luglio, a firma di Francesco Totaro, ribadisce un principio già abbondantemente presente nel diritto internazionale: il diritto dovere alla solidarietà tra gli Stati e l’obbligo del sostegno, a carico della comunità internazionale, verso tutte le popolazioni che subiscono violazioni dei fondamentali diritti umani. Ciò nell’ottica della pace, dell’ordine e dell’equità mondiale, ovvero dell’effettivo esercizio dell’uguaglianza e della libertà di ciascuna persona. In questo senso non sembra suggerire nulla di nuovo. La questione critica, pertanto, mi pare stia altrove. Se è vero, com’è vero, che le persone si riconoscono come parte di diversi sistemi sociali cui, di norma, sentono di appartenere (famiglia, comune, nazione, chiesa, associazione, l’umanità dell’intero pianeta), gli obblighi e i diritti reciproci di solidarietà sono sempre gli stessi o, per esempio, il fatto della prossimità, cambia qualcosa?Continua

di Dario Nicoli

Come dicono i filosofi, l’esistenza umana è posta entro un paradosso. Vuol dire che è combattuta tra due pulsioni che sembrano tra di loro inconciliabili: affermare se stesso nel superare se stesso. Ma questo superamento dovrebbe avvenire secondo una dinamica che scaturisce dall’appartenenza ad un mondo di vita comune. Quindi riguarda ancora il proprio io, quella vita dell’individuo che è compresa nel noi.

L’opera del superamento di sé appare particolarmente ardua nei nostri tempi, soprattutto perché l’io ha troppe cose da conservare e troppi pensieri da cui doversi distaccare. Il cittadino dell’Occidente porta sulle spalle il peso di un ego non indifferente, che rappresenta sia un’opportunità (ricerca di pienezza) ma anche una gabbia (dominio dell’ego). Ecco due esempi letterari, con esiti contrari, ambedue tratti dallo stesso tentativo di liberazione da se stessi, quello che si compie nel viaggio e nell’avventura.
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di Bruno Perazzolo

E’ possibile una giustizia che prescinda dal bene? Dal film di Antonio Albanese una storia esemplare di separazione tra élite e popolo e di declino della morale laica.

Antonio ha lavorato tutta la vita con passione e competenza ………….. prepensionato …………….. fa da tutor a giovani apprendisti nella stessa azienda nella quale ha esercitato, per decenni, la professione come dipendente……………. Antonio è, quel che si dice, “una normale, positiva persona” …………….. Si fida dell’imprenditore ……………. della “banca popolare locale” …………….. della giustizia e dello Stato …………… e del futuro ………………. Ma ecco che il matrimonio della figlia, gli farà scoprire una realtà inattesa e del tutto diversa.

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di Dario Nicoli

Domenica scorsa con moglie e figlia siamo saliti a Prati Parini, una località bergamasca alle pendici del monte Canto Alto. È una passeggiata di 45 minuti che in poco tempo consente di uscire dal traffico del fondovalle e, dopo aver attraversato il bosco, di giungere ad un crinale posto a 900 metri da cui si può vedere Bergamo alta, la pianura Padana fino agli Appennini, oltre alla catena delle Prealpi Orobie. C’è anche un agriturismo dove si allevano alcuni capi di highlander, bovini originari della Scozia, molto utili per tenere liberi i pascoli dalle piante invasive.
Ma la sorpresa è stata incontrare lungo il percorso numerose giovani famiglie con figli piccoli, e trovare uno spazio verde dove è possibile consumare il pic-nic o fare una grigliata, con gruppi di bambini che correvano, giocavano, raccoglievano rametti. Alcuni sperimentavano gli effetti delle lenti di ingrandimento sulle foglie secche (con stretta vigilanza di alcuni genitori).

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La redazione di PensarBene

Con questo, ed altri due video – podcast che seguiranno, come richiesto da molti nostri soci e lettori, la nostra Associazione Culturale intende fornire un ulteriore strumento per avvicinare, chi fosse interessato, all’approfondimento di un filosofo: Michael Sandel, classe 1953. Continua

di Bruno Perazzolo

Film tratto dall’omonimo romanzo capolavoro di Philip Roth, premio Pulitzer 1998

Low, Seymour e Merry Levov fanno, insieme, tre generazioni: il padre di Seymour, Seymour stesso e la figlia di Seymour. Una storia, la storia di una parabola, che inizia col mito americano, ottimamente rappresentato dalle certezze granitiche, e persino comiche, del vecchio Low, prosegue, declinante, nel dubbio e nei sensi di colpa che si insinuano nel figlio di Low, Seymour, per terminare nella tragedia della figlia Merry: prima terrorista poco più che adolescente e, poi, rinunciante jainista. American Pastoral porta in primo piano la storia di una famiglia, quella dei Levov, che sembrava predestinata alla “gloria eterna”.

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