Bruno Perazzolo

Prendendo spunto dall’articolo di Dario Nicoli “Lusso per l’anima: uno slogan orrendo che rivela il conflitto tra autentico e strumentale” un’ulteriore riflessione sul rapporto tra lusso, anima e festa.

Al solito, l’articolo di Dario stimola toccando temi fondamentali. Siamo alla vigilia del Natale, è nulla risulta più opportuno di questa riflessione sul rapporto tra ciò che è autentico e ciò che è strumentale, tra ciò che è superfluo e ciò che è necessario, tra il lusso e l’anima. In particolare, l’articolo di Dario esprime molto bene, credo, un sentimento diffuso, un “indefinito disagio”, per non dire “una sorta di tradimento” che, più o meno, tutti avvertiamo “appena al di sotto della nostra coscienza”. Un disagio che, in genere, tendiamo presto a rimuovere, per non restarne paralizzati, incapaci proseguire una corsa affannosa che, in coscienza, sappiamo che non porterà da nessuna parte.
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Bruno Perazzolo

Una piccola comunità in un paesino di montagna (Vermiglio, nella provincia di Trento) vive ai margini della storia. Unico contatto con il resto del mondo un pullman di linea, un postino, la guerra e, soprattutto, un maestro, discretamente meschino quanto autoritario, intento a gettare un ponte tra il minuscolo microcosmo tradizionale in cui vive e “il mondo più grande là fuori”. In questo quadro, la regia di Maura del Pero tratteggia con grande bravura, intorno alle vicissitudini della famiglia Graziadei, un’immagine fedele, rispettosa e “raffinatamente delicata” della “provincia nella provincia” nell’immediato secondo dopoguerra.
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Bruno Perazzolo

Ingrid è una scrittrice di successo che ha “consapevolmente rimosso” la morte della sua vita. Marta è stata un’importante corrispondente di guerra che, dopo “una vita spericolata”, si ritrova ad affrontare il poco tempo che le resta con una figlia, cui non ha mai dedicato molta attenzione, “sadicamente assente” .  Marta e Ingrid sono amiche che si sono quasi perse a causa delle rispettive “vite in movimento”. A tenerle potenzialmente unite resta, tuttavia, la buona carriera professionale di entrambe, la comune appartenenza al ceto medio – alto degli “operatori simbolici” (lavoratori che manipolano significati), e, soprattutto, la sincerità del loro rapporto. Ciascuna ha avuto modo di conquistare, nel corso delle proprie vicende personali, innumerevoli traguardi senza aver mai concepito una chiara finalità. Paradossalmente saranno proprio la malattia e poi la morte di Marta a cambiare radicalmente le cose.

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Dario Nicoli

“Lusso per l’anima” è uno slogan commerciale di una volgarità inaudita, incautamente adottato da un hotel in Alto Adige e da un blog di itinerari turistici in Umbria, tanto da poter essere scelto come l’esempio perfetto della lotta che si sta combattendo nella nostra società tra ciò che è autentico e ciò che è strumentale.

Le persone ed i gruppi che ricercano l’autenticità sostengono che viviamo in un mondo in cui tutto tende ad essere artefatto, unilaterale, corrotto da interessi più o meno nascosti ……….

Da parte sua, il fronte della strumentalità non è sostenuto da figure che dichiarano esplicitamente il proprio intento; quest’ultimo si riconosce nell’orientamento dei loro pensieri e delle loro azioni alla ricchezza, al potere, al successo, per il cui perseguimento si giustifica l’utilizzo di ogni mezzo, anche lo sfruttamento degli altri come strumento della propria affermazione personale. …..Continua

Bruno Perazzolo

Introduzione al Podcast: Alle radici dell’Individualismo: l’Ideologia Liberale

Con questo podcast, diviso in due parti dedicate ai tre pilastri dell’ideologia liberale – l’Individuo, lo Stato di Natura e il Contratto Sociale – nell’ambito del grande tema del rapporto tra “Comunità e Libertà” – tema che, da diversi mesi, sta al centro delle riflessioni e degli approfondimenti sviluppati dalla nostra Associazione, “PensarBene” – propongo una sintesi del nucleo condiviso dell’idea libertaria.

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Bruno Perazzolo

Il film, incentrato sul segretario del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer (1922 – 1984), tratta di un pezzo fondamentale della storia recente del nostro paese in generale e della sinistra in particolare. Siamo negli anni ’70, un periodo per molti versi drammatico, ma anche ricco di autentiche novità che, con il senno di poi, hanno probabilmente consentito al nostro paese di mantenersi entro i limiti dalla nostra Costituzione. La pellicola mostra il terrorismo e l’estremismo, di destra e di sinistra, tramare, più o meno consapevolmente, per mantenere l’Italia su posizioni conservatrici e/o all’interno alleanze internazionali antidemocratiche. In questo contesto, emergono due belle figure ….Continua

Dario Nicoli

Smentendo i brevi barlumi di ottimismo suscitato dai dati del 2015-17 e dalla frenata del 2021-23, di nuovo la curva demografica del nostro Paese ha ripreso a scendere. Il numero di figli per donna è ora di 1,2, un valore che fa del nostro popolo, assieme a quello spagnolo, il più sterile di tutto l’Occidente. Ma il calo del 3,4% rispetto all’anno precedente imprime un’accelerazione ancora più accentuata alla caduta della natalità. Segno che non abbiamo ancora toccato il fondo dell’inverno demografico e che potremmo presto raggiungere il non invidiabile primato mondiale della Corea del Sud, all’ultimo posto con 0,8 figli per donna……….
Ma a colpire è la rassegnazione che si coglie tra la gente comune, un atteggiamento differente dal disinteresse di chi scuote le spalle perché egoisticamente concentrato sul proprio piccolo mondo; è piuttosto una disillusione per partecipazione, in quanto si avverte una consonanza tra il crollo delle nascite e il senso di straniamento del vivere che si prova, accentuato dalle tragiche notizie di giovani che compiono violenze su coetanei o addirittura uccidono senza mostrare poi segni di pentimento. Ed è frequente sentire la frase “di fronte a questo ti passa la voglia di mettere al mondo un figlio”.Continua

Carmen Gatto

Cosa c’è di più terribile per una famiglia, ed un’intera comunità, di perdere tutto, o quasi, per un’alluvione? È quello che sta accadendo sempre più frequentemente a causa del mutamento del clima, della vulnerabilità idrogeologica del nostro territorio aggravata dalla sua antropizzazione. Negli ultimi due anni ad essere particolarmente colpita è l’Emilia-Romagna, dove nel maggio del 2023 sono esondati 23 fiumi e si sono allagati 540 chilometri quadrati di terreno, causando la morte di 17 persone.

Ma è proprio in queste situazioni estreme che spesso emergono temi e valori che sembravano essere stati dimenticati nel tempo: solidarietà, comunità e senso di appartenenza. Davanti a situazione di difficoltà e tragedia, lo spirito di gruppo e il senso di solidarietà sono l’unico sollievo. Quando l’acqua e il fango si facevano largo per le vie e le piazze della Romagna, la perseveranza e il supporto reciproco si sono imposti come protagonisti di questo periodo grigio. I concetti quali “comunità” e “senso di appartenenza” si sono concretizzati nella realtà. Enti, aziende, cittadini, immigrati, adulti, bambini e adolescenti, si sono attivati per essere di supporto per coloro che hanno visto i ricordi di una vita essere portati via da un disastro naturale.
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Bruno Perazzolo

“Nessuno dovrebbe venire a New York se non ha voglia di essere fortunato” E.B. White

Cosa leggere per cogliere l’anima di New York, probabilmente la città più celebrata del pianeta?
Com’è solito fare, nell’arco di pochi minuti, Antonio Monda fornisce, con pochi cenni carichi di significato, importanti consigli su film e letture. Continua

Bruno Perazzolo

Nella bella canzone, “Il Testamento”, scritta e interpretata da Fabrizio De André nel lontano 1963, il protagonista prima si fa beffe dei vivi che restano e della morte e, poi, chiude con una affermazione che ha tutto il sapore di una sentenza definitiva “cari fratelli dell’altra sponda cantammo in coro giù sulla terra, amammo in cento l’identica donna, partimmo in mille per la stessa guerra. Questo ricordo non vi consoli quando si muore si muore soli”. Ricordo che anche mia nonna, classe 1906, sosteneva qualcosa del genere citando spesso un proverbio veneto “morta mi e la me testa mando in mona quei che resta” (non so se sia scritto correttamente nel dialetto veneto, ma il testo, mi sembra, non lasci comunque spazio a fraintendimenti). Si tratta, probabilmente, di un atteggiamento universale di fronte alla morte diffuso in tutte le culture e in ogni tempo. Un modo sarcastico di prendere congedo da chi resta esorcizzando la paura. Un’attitudine che, dunque, non va confusa con un fatto assai più recente e, direi, tipico dell’occidentale moderno: la morte in solitudine.
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