di Dario Nicoli

Domenica scorsa con moglie e figlia siamo saliti a Prati Parini, una località bergamasca alle pendici del monte Canto Alto. È una passeggiata di 45 minuti che in poco tempo consente di uscire dal traffico del fondovalle e, dopo aver attraversato il bosco, di giungere ad un crinale posto a 900 metri da cui si può vedere Bergamo alta, la pianura Padana fino agli Appennini, oltre alla catena delle Prealpi Orobie. C’è anche un agriturismo dove si allevano alcuni capi di highlander, bovini originari della Scozia, molto utili per tenere liberi i pascoli dalle piante invasive.
Ma la sorpresa è stata incontrare lungo il percorso numerose giovani famiglie con figli piccoli, e trovare uno spazio verde dove è possibile consumare il pic-nic o fare una grigliata, con gruppi di bambini che correvano, giocavano, raccoglievano rametti. Alcuni sperimentavano gli effetti delle lenti di ingrandimento sulle foglie secche (con stretta vigilanza di alcuni genitori).

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di Bruno Perazzolo e Emanuela Gervasini

Regia di Alain Gsponer, con Bruno Ganz. Genere Commedia, Germania – Svizzera 2015. Durata 106 minuti. …… l’eccellenza del film ha a che vedere con il sentimento  della MERAVIGLIA. Heidi è una favola che, come tutte le belle favole, parla sia agli adulti sia ai bambini. In questo senso Heidi è una persona dal cuore semplice e puro, non ingombro di convenzioni, pregiudizi borghesi e nozioni astruse e, perciò, capace di meraviglia.Continua

di Luca Cadili

Le reincarnazioni del Buddha che precedettero il momento in cui egli assunse le sembianze che tutti noi gli conosciamo sono narrate nei Jātaka, i racconti delle vite di questo venerabile personaggio. Raccolti per la prima volta nel V secolo, furono messi per iscritto in un’antica lingua indiana, il pāli. Il Buddha è spesso il protagonista delle storie che lo riguardano; altre volte ne è solo il narratore o vi compare come semplice testimone. Ma, talora, queste narrazioni contengono anche delle favole: quanto segue è appunto il resoconto di una di esse.
Un re, considerando un giorno le sue ricchezze e la sua grandezza, le volle paragonare a quelle degli altri sovrani che abitavano il suo grande paese. Con suo disappunto però dovette riconoscere che tutti loro gli erano pari. Allontanatosi dalla reggia per una passeggiata si fermò ad osservarla e così pensò: «Il mio palazzo è davvero identico a quello degli altri sovrani, e identici sono anche i loro maestosi pilastri». Ma, all’improvviso, osservò una cosa alla quale non aveva mai badato prima: «Tutte le regge che si conoscono, la mia e quelle in cui dimorano tutti gli altri sovrani, hanno necessità di più di un sostegno su cui reggersi. Ecco cosa farò: costruirò un magnifico palazzo ed esso si appoggerà su un solo pilastro». Continua

di Bruno Perazzolo e Emanuela Gervasini

Regia di Roman Polanski, drammatico, durata 79 minuti, del 2011. Il film, che consigliamo vivamente, si basa sull’opera teatrale “Il dio del massacro” della drammaturga e scrittrice francese Yasmina Reza. La pellicola mette in scena un panorama di personaggi che ben riflette la complessità culturale con cui ci stiamo tutti, necessariamente, confrontando. Ad un estremo il “politicamente corretto”, impersonato da Jodie Foster (Penelope), che vorrebbe, partendo da una sorta di “igiene linguistica”, innalzare tutto, istituire un uomo nuovo in un mondo progressivamente sottratto alla barbarie. All’altro estremo, la posizione cinica, hobbesiana – “homo omini lupus” – impersonata da uno smagliante Christoph Waltz (Alan nel film), totalmente sfiducioso del progresso e ancora di più della possibilità di civilizzare l’umanità.
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