di Bruno Perazzolo

Nel 1887 Ferdinand Tonnies scriveva “Comunità e Società” tratteggiandone le caratteristiche più importanti. Il film rappresenta una comunità in disfacimento senza che si possa trovare alcun colpevole. Alla fine la sospensione di ogni possibile giudizio sui personaggi che “provocano la crisi” appare come la scelta più equa. Due amici prendono strade diverse di fronte al destino che accomuna tutti gli esseri umani: quello della morte. Colm, in preda alla disperazione, sceglie la strada innovativa che percorrono gli individui, isolandosi e cercando nelle cose, nel capolavoro personale, di lasciare un segno del proprio passaggio in questo mondo. Padraic resta, invece, nel solco della tradizione a coltivare la gentilezza e la “vacua” conversazione che non lascia, nel tempo, tracce della persona che le professa, ma che, inconsapevolmente, prendendosi cura dei rapporti tra le gli uomini, assicura la sopravvivenza della narrazione di un’intera comunità. Anche Siobhàn, la sorella di Padraic, angosciata dall’idea di consumare il proprio tempo senza esprimere le proprie vocazioni, da ultimo, deciderà rompere i legami con l’isola per inseguire l’opportunità recapitata in una lettera e lasciando il fratello, solo e incattivito, unicamente in compagnia dei propri animali.

In ambienti e paesaggi mozzafiato, McDonagh realizza un capolavoro nella conduzione della recitazione, nei colori e nei personaggi, a volte surreali, che popolano una pellicola da non perdere.

Regia di Martin McDonagh, genere drammatico – Irlanda, USA, Gran Bretagna, 2022 – durata 114 minuti. Uscito il 2 febbraio, si può al momento vedere solo nelle sale cinematografiche.

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