di Bruno Perazzolo e Emanuela Gervasini

Chi ha avuto la fortuna di vedere a teatro o di leggere il testo autobiografico “Ritorno a Reims”, di Didier Eribon, avrà avuto la sensazione di ritrovare, nel film “Il signore delle formiche”, la medesima trama: i prodromi del passaggio della sinistra dalla “lotta di classe per il socialismo” alla cultura liberal progressista incentrata sul pensiero debole e l’autorealizzazione; dall’utopia del comunismo, già ampiamente screditata negli anni ’60, al sogno borghese della libertà assoluta. In breve la cultura del ’68, quella che ha radicalmente rivoluzionato le nostre vite e quella di tutto l’occidente nella musica come nel cinema, nell’economia come nella politica sino a trasformare la nozione stessa di democrazia.

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