di Bruno Perazzolo e Emanuela Gervasini
Chi ha avuto la fortuna di vedere a teatro o di leggere il testo autobiografico “Ritorno a Reims”, di Didier Eribon, avrà avuto la sensazione di ritrovare, nel film “Il signore delle formiche”, la medesima trama: i prodromi del passaggio della sinistra dalla “lotta di classe per il socialismo” alla cultura liberal progressista incentrata sul pensiero debole e l’autorealizzazione; dall’utopia del comunismo, già ampiamente screditata negli anni ’60, al sogno borghese della libertà assoluta. In breve la cultura del ’68, quella che ha radicalmente rivoluzionato le nostre vite e quella di tutto l’occidente nella musica come nel cinema, nell’economia come nella politica sino a trasformare la nozione stessa di democrazia.
“Il signore delle formiche” porta sullo schermo una storia vera incentrata sul processo farsa, per plagio, che, nel 1968, culminerà con la condanna in appello, a 4 anni di carcere (ridotti poi a due per via della partecipazione del protagonista alla resistenza), di Aldo Braibanti (1922 – 2014), intellettuale, ex partigiano, poeta e studioso delle formiche (mirmecologo), di fatto sanzionato per la sua omosessualità. Sul canovaccio di questa vicenda, la regia di Gianni Amelio tesse con grande maestria, realismo ed equilibrio un racconto di assoluta attualità che sembra esplicitamente redatto con il cosiddetto “senno del poi”, ovvero alla luce del recente radicalizzazione dello scontro politico tra la cultura liberal – progressista del politicamente corretto, impersonata dal Braibanti (Luigi Lo Cascio), e il sovranismo populista di destra rappresentato, nella sua migliore versione, da Riccardo (Davide Vecchi): il ragazzo respinto dalla scuola – factory, realizzata e condotta dal Braibanti, per via del suo “atteggiamento critico”. Nel mezzo, impotenti e sconfitti, Ennio (Elio Germano) – il giornalista dell’Unità “epurato” dal quotidiano, all’epoca omofobo, come pressappoco tutti i partiti comunisti di quel periodo, per aver sostenuto la causa del Braibanti -; la madre del Braibanti, Susanna, e Ettore, la presunta vittima del plagio, a sua volta condannato dalla famiglia alla pena forse peggiore: quella delle cure psichiatriche “normalizzanti” a colpi di elettroshock.
Genere Drammatico, Italia, 2022, durata 130 minuti, il film, al momento, ci risulta si possa vedere solo nelle sale cinematografiche. Tra qualche settimana dovrebbe però potersi vedere anche in streaming su Rai Play e altre piattaforme.