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Dario Nicoli
Con un po’ di approssimazione, possiamo riassumere il messaggio di Michael Sandel nelle seguenti due affermazioni:
- L’idea di giustizia diffusa nel nostro tempo, e condivisa sia dalle famiglie politiche più tradizionali, ovvero i conservatori ed i riformisti, sia dai più recenti populisti di destra o di sinistra, è quella del liberalismo, un’ideologia che enfatizza la dimensione economica e concepisce la libertà come possibilità del singolo individuo di accedere ai beni materiali e simbolici concepiti come “merce” di cui ognuno ha pieno diritto al fine di ottenere la propria autorealizzazione;
- la lotta per l’affermazione di sé tramite la massimizzazione di merci e di riconoscimenti diffonde un modo di vita proprio di individui in perenne agitazione e perciò condannati allo stress ed alla scontentezza, corrompe la società divenuta mercato a discapito delle forme tradizionali di vita comune, infine amplia lo spazio di intervento dello Stato che invade i mondi di vita in precedenza autoregolati in modo comunitario: le relazioni interumane, la famiglia il territorio, e soprattutto il ciclo dell’esistenza: nascita, crescita, malattia, morte.
Il nostro autore, come via d’uscita dall’alienazione esistenziale che ne deriva, propone un nuovo tipo di comunitarismo fondato sulle virtù, qualità che fanno parte della natura umana e che fioriscono entro legami di socievolezza; non si tratta di un’ulteriore ideologia, ma di conformare il nostro modo di essere a ciò che ci rende ultimamente umani: la benevolenza verso se stessi e gli altri che prende il nome di fraternità, un’espressione che ricorre spesso nella storia della civiltà occidentale, ma che si è corrotta nei nazionalismi e si è persa nella vita sociale.
Sandel ci ha proposto tre concezioni della giustizia – utilitarismo, liberalismo e comunitarismo – come alternative che si presentano contemporaneamente; è però necessario fare un passo in avanti, che ci consenta di capire come siamo giunti al mondo distopico in cui stiamo vivendo.
L’ideologia liberale proviene dai filosofi John Locke, Adam Smith e John Stuart Mill, tutti uniti dall’idea che il progresso e il benessere della società si perseguono puntando su due fattori chiave: la libertà individuale e il mercato libero. Specie il terzo autore ha sostenuto l’importanza dell’autonomia personale, ovvero della totale autodeterminazione del singolo, come condizione perché si possa realizzare quel tipo di libertà; egli ha posto così le basi del passaggio da un mondo fatto di legami ad un altro fatto di scambi.
Se guardiamo bene a quest’epoca storica, scopriamo che nel suo primo apparire il mondo moderno ha potuto appoggiarsi su un patrimonio di beni irriproducibili, i valori e le virtù alimentati dalla religione, dalla tradizione e dalle comunità. Ciò ha creato l’illusione che la solidarietà e la fraternità fossero beni sempre disponibili; in realtà la sempre più ampia diffusione del nuovo modo di vita ha logorato quei valori e quelle virtù, senza riuscire a proporre nessuna alternativa in grado di soddisfare l’anima umana, rimasta trascurata o sostituita dalla vita psichica. Ciò perché il liberalismo confina i sentimenti, l’etica, il mistero, la religione e l’appartenenza comunitaria alla sfera intima, che il singolo può condividere oppure no, ma che in sostanza non hanno alcuna importanza per la società, pur essendo le questioni che stanno maggiormente a cuore alle persone.
Può essere utile considerare il caso della Rivoluzione francese, la cui opera trasformativa verso un nuovo ordine fondato su “liberté, égalité, fraternité” sembra aver mancato specialmente il terzo dei valori programmatici, indebolendo così anche il significato dei primi due. Ciò è accaduto perché, nonostante l’appello al popolo, l’eredità di quella rivoluzione è stata portata avanti dagli stati con il loro apparato di potere fondato sulle leggi, sulle armi ed anche su una propaganda che ha fatto coincidere la fraternità con l’etnia ed ha consegnato allo stato un valore salvifico semireligioso.
La fraternità indotta dallo stato è decisamente equivoca; nella sua natura propria essa sorge esclusivamente da un’affezione che riguarda l’ambito delle relazioni umane.
L’assenza di un legame comune di tipo fraterno ha contribuito alla “fatica del vivere” ed al senso di alienazione che contraddistingue il mondo in cui viviamo.
Ma nelle pieghe della società vi sono segnali sempre più forti dell’emergenza del desiderio di virtù che trova forme nuove o rinnovate di umanità in ogni ambito dell’esistenza. La caratteristica più importante di questo movimento sta nella dedizione, una disposizione umana a fare il bene, e farlo bene, in ogni ambito della propria vita: relazioni, lavoro, comunità, vita sociale. È una disposizione liberante poiché smuove l’io ad uscire dalla gabbia dell’ego con le sue paturnie, ed a giocare i propri doni e risorse in un’azione compiuta che fa bene agli altri ma anche a se stessi; è un modo per combattere la frammentazione della vita, ed il senso di dissipazione che ciò comporta (quello stato dell’anima che ci fa chiedere nei momenti di lucidità “che vita sto facendo?”) per trovare un nuovo equilibrio sostenuti dalla condivisione con altri di un’opera dotata di valore.
Perché questo statu nascenti possa divenire habitus occorre innanzitutto un passo decisivo nella vita delle persone; per questo è necessaria una buona narrazione di storie di fraternità oltre ad occasioni di conoscenza diretta specie delle esperienze più prossime al nostro mondo di vita.
Servono inoltre due azioni: il ritiro dagli ambiti della reciprocità sia dello Stato burocratico sia dei poteri mediatici di manipolazione delle coscienze, ed un ordinamento che favorisca l’unione libera di cittadini che condividono il medesimo sentimento della vita al fine di rispondere a bisogni, creare legami di appartenenza, fondare opere stabili di municipalismo, lavoro buono, volontariato.
Questo articolo di Dario fa sintesi dell’intero percorso della nostra associazione e, a me, non pare affatto poco. Ora serve gettare la basi di una nostra fraternità più ampia e condivisa che ci possa portare ancora più avanti fornendoci l’energia e la motivazione necessarie