Alcune spunti di riflessione tratti dalla lettura dal saggio di Daniela Mario “Altre Intelligenze

Foto di SJ da Pixabay

di Bruno Perazzolo

Ho letto il saggio breve “Altre Intelligenze” scritto chiaramente e sicuramente utile per chi desiderasse comprendere, in modo non superficiale, l’attualità dell’IA (Intelligenza Artificiale) e le relative problematiche. Daniela Mario ne espone molto bene le maggiori preoccupazioni, i limiti assoluti (l’IA non potrà mai corrispondere all’intelligenza umana perché …..) o relativi (per ora l’IA non corrisponde all’intelligenza umana, ma in futuro ….), gli interessi e gli auspici. Tutte questioni che fanno da sfondo al grande tema dell’IA che, a ragione, può essere definita la punta di diamante del mito prometeico che regge l’intera impresa scientifica e la modernità che, con essa, in larga misura, si identifica. Un mito ben riassunto nel titolo del libro di Y.N. Harari “Sapiens, Da animali e dèi”, ma anche, ad esempio, nel saggio, meno noto, ma non per questo meno interessante, di quasi mezzo secolo fa, di J.  Goodfield, “Giocare alla Divinità”, Feltrinelli 1981. Per quanto gli scienziati, di norma, tendano a non farne parola, queste opere evidenziano bene come anche le loro imprese abbiano un fondamento ideologico. Se non fosse sconveniente, potrei persino spingermi ad usare il termine religioso, ma anche ideologico va benissimo. L’arte, però, come al solito, fa meglio di qualsiasi saggio più o meno specialistico e, al riguardo, cito solo due capolavori del cinema della prima metà del ‘900, Metropolis e Frankenstein, a dimostrazione di come il mito, lungi dall’essere una mera sovrastruttura ininfluente, anticipi di molto le imprese che in esso si inscrivono. L’IA, tra le tante, è forse l’impresa maggiore ascrivibile al sogno alchimistico dell’uomo capace di creare sé stesso partendo dalla “materia bruta”.

Sennonchè il mito è principalmente un affare che interessa l’universo della ricerca e dei ricercatori. Il mondo del potere economico e politico è più pragmatico e del sogno prometeico, come giustamente D. Mario indica ripetutamente, coglie essenzialmente le ricadute “utilitaristiche” atte ad incrementarne la potenza e il controllo[1] attraverso impieghi fondamentalmente finalizzati ad aumentare la produttività del lavoro o il consenso politico.

Sin qui le speranze, i miti, gli interessi che stanno a monte dello sviluppo dell’IA, ma a chi toccano le preoccupazioni? Nel film Metropolis[2] si vede bene a chi tocca pagare il prezzo del sogno di Prometeo: ai lavoratori che stanno nei sotterranei di Metropolis e che, pur portandone interamente il peso, non vedono mai la luce della città. Stranamente nelle analisi maggiormente diffuse sugli effetti e le condizioni dello sviluppo dell’IA, il punto di vista di classe viene quasi completamente ignorato. Certo si parla dei presunti effetti catastrofici dell’IA sull’occupazione, sulle nostre capacità cognitive ecc., ma se ne parla come se queste preoccupazioni dovessero essere equamente distribuite nella popolazione. Cosa, questa, evidentemente falsa e che forse, in parte, spiega, senza giustificarla, l’”istintiva” insofferenza che crescenti strati della popolazione provano nei confronti delle promesse messianiche ossessivamente propinate della ricerca come dell’economia e della “politica ufficiale”.

Dario Nicoli, nel suo articolo “Da cos’è minacciata l’intelligenza “naturale””, come ho già accennato in un mio precedente contributo, coglie, credo, un punto fondamentale. Andando oltre i sogni di onnipotenza umana e i relativi, possibili effetti e limitazioni, ciò che soprattutto dovrebbe essere posto al centro della critica sono esattamente questi stessi sogni, il senso che diamo alla nostra esistenza, al rapporto con gli altri e con il nostro pianeta; il posto che, in questa visione più grande, diamo alla tecnica, nostra necessaria, ma non unica nè la più importante, compagna di viaggio.


[1] potenza e controllo che, a loro volta, poiché nessun essere umano ne è esente, hanno un fondamento nel mito e, nel caso specifico dell’”occidente capitalistico”, nel mito del dominio.

[2] film che consiglio vivamente, di assoluta  attualità e visionabile gratuitamente su YouTube

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