di Bruno Perazzolo e Emanuela Gervasini

Regia Mehdi Avaz, Danimarca, commedia del 2020 con Anders Matthesen e Cristiana Dell’Anna, durata 90 min., lo si può vedere su Netflix. Il film, piuttosto snobbato dalla critica, su Netflix ha avuto grande successo di pubblico classificandosi tra i primi dieci, non  inglesi, più gettonati nella piattaforma. Come spiegare il contrasto tra critica e pubblico? In effetti la pellicola racconta una storia vista tante volte: una persona di successo, sola e dedita al business che tutto riduce a merce, viene condotta dal fato nelle colline toscane a ritrovare, nella cura del paesaggio e tramite il cibo locale, la fiducia e il coraggio di amare. Una storia, quindi, necessariamente infarcita di stereotipi e luoghi comuni che possono infastidire lo spettatore dal fine palato. Gli sviluppi, poi, sono più che prevedibili e le “invenzioni” – ad esempio l’infanzia infelice dei protagonisti indotti, dalle circostanze, a “scelte di vita” differenti generative di “psicologie contorte” –  più che colpi di genio, sembrano forzature. Da qui la stroncatura della critica. Ma il successo di pubblico come spiegarlo? Credo con la bellezza intrinseca di una fiaba che non smettiamo mai di voler sentire ripetere: da bambini, prima di prendere sonno e, da adulti, di tanto in tanto, sullo schermo di un cinema o di un televisore. Certo, non diremo mai che abbiamo assistito a un capolavoro. Al contrario, il giudizio complessivo potrà, al massimo, essere appena oltre la sufficienza, ma saremo comunque contenti e sollevati sapendo che fiabe del genere si possono ancora raccontare poiché, magari inconsapevolmente, sappiamo tutti che nelle grandi fiabe si nascondono, immancabilmente, grandi verità.

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