Di Bruno Perazzolo e Emanuela Gervasini

A chi gli chiede “cosa fa per far parlare i sospettati”, Maigret risponde “li ascolto” e aggiunge “il mio compito è scoprire la verità” e ….. sulla strada che porta alla verità capita spesso che un particolare infimo mandi gambe all’aria ipotetiche ricostruzioni dei fatti, tanto complesse e faticosamente realizzate quanto, alla fine, risultate false.

Dal capolavoro di Georges Simenon – da cui è tratta la pellicola – si può cogliere la necessità del rapporto tra verità e libertà e si può anche intuire una critica implicita alla visione postmodernista secondo la quale la verità non esiste e il mondo è tutta un’illusione, una costruzione sociale tra le altre, innumerevoli, possibili. Tanto varrebbe, quindi, in base a questa “visione”, decidersi prendendo un colpevole a caso da sacrificare sulla graticola. E’ l’altra faccia del postmodernismo. Come dice Giorgio Gaber, nella celebre canzone “Si può”, dalle infinite potenzialità creative del soggetto viene una “vertigine totale”, un vuoto che induce l’istanza di una “morale inventata” (il colpevole preso a caso), imposta con la spada. Insomma, il bisogno di una “verità” alla Kirill in salsa Kgb, frutto della pura propaganda. Una verità, quindi, non meno arbitraria e/o puramente virtuale.

La strada che Maigret percorre è, però, diversa e superbamente rappresentata dal corpulento Gerard Depardieu, dal suo incedere grigio, lento e incerto. E’ una strada “popperiana” fatta di tentativi ed errori (RAI CULTURA: le Congetture e Confutazioni di Karl Popper), di curiosità, soprattutto di ascolto e di umiltà, ma anche di determinazione e perseveranza nella ricerca del reale come corrispondenza tra ciò che viene da dentro (le ipotesi) e ciò che esiste fuori di noi: quella realtà che spesso smentisce quelle che sembrano le nostre migliori pensate. E’ una strada che solo gli uomini liberi – che ammettono la possibilità di sbagliarsi ed emendarsi e che sentono il peso insopportabile della solitudine – possono percorrere nell’ottica di “abbracciare il mondo” per prendersene cura. In altri termini è, quest’ultima, la carità di Maigret che, alla fine, arriverà alla verità non solo per motivi “professionali”, ma anche perché sospinto dal bisogno di proteggere Betty: la ragazza venuta della provincia per candidarsi ad un futuro di degrado e di povertà cui riuscirà a sottrarsi solo grazie all’aiuto del commissario. 

Regia di Patrice Leconte, con Gérard Depardieu, Jade Labeste, Mélanie Bernier, Aurore Clément, André Wilms, genere Drammatico, il film è stato prodotto in Francia, nel 2022, dura 89 minuti e, al momento, per quanto ne sappiamo, si può vedere solo nelle sale cinematografiche

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2 commenti

  1. Bellissimo commento, che rende ragione del genio umano di Bernanos che nella figura di Maigret ha realizzato una delle più belle traduzioni in film della virtù della carità. Solo lui, assieme a Chesterton ed alla sua “creatura” padre Brown, si innalzano sullo stuolo di giallisti meramente cerebrali. Bravi!

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  2. Ottima recensione, mi ha aiutato molto a comprendere quello che non ero mai riuscita a spiegarmi: la mia passione per il commissario Maigret

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