Regia di Sophie Deraspe. Titolo: Antigone. Genere DrammaticoCanada2019durata 109 minuti. Film molto bello e, dal mio punto di vista, enorme sotto molti aspetti. La tecnica impiegata che, per molti versi, mi rimanda, in alcune parti, ai migliori videoclip. La recitazione degli attori tra i quali spicca, superba, quella della protagonista impersonata da Nahéma Ricci. Quel che però mi preme sottolineare in questo contesto sono i contenuti resi ancora più interessanti dal fatto che il dramma è tratto da una storia vera: quella di una famiglia di migranti costretta a fuggire dall’Algeria al Canada dopo l’assassinio dei genitori di Antigone. Su questa vicenda si sviluppa un intreccio di temi assai complesso che la regista riconduce al paradigma della tragedia greca di Sofocle. Pertanto, tra i molteplici motivi, il principale resta naturalmente quello del conflitto tra “LEGGE DIVINA” – che in questo caso è rappresentata dalla “LEGGE DEL CUORE” – e legge degli uomini. Al contrario della critica che mi è capitato di leggere, non ho intravisto nel film la fondamentale “ribellione” di Antigone alle ingiustizie e alla violenza subita dalla sua famiglia. Certo, anche questa componente è presente, ma in modo marginale. Quello che la protagonista, invece, afferma con forza e assoluta semplicità, è la supremazia del cuore piuttosto che la negazione della giustizia umana. Come dire, entrambe sono necessarie, ma se le ragioni della razionalità giuridica non si lasciano mitigare da quelle del cuore, quel che ne deriva sono solo mostri spesso pericolosi e, a volte, persino ridicoli. Su questo argomento di fondo se ne innesta poi un altro di assoluto interesse anche per la nostra associazione PensarBene. Il tema è quello della scelta tra libertà, intesa in senso moderno – occidentale, e identità e/o appartenenza. Anche in questo caso la scelta di Antigone è limpidissima ed è per l’identità / appartenenza nel segno della quale “i morti sono sempre vivi e accanto a noi e ci giudicano e la loro condanna è quella peggiore poichè significa la perdita di se stessi”.

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