di Gabriella Morello

Anch’io ho trovato molto interessante l’articolo “The virtue of discretion: When the rules break down, you must judge what to do on your own. Discretion is necessary for navigating the muddle of life” di Lorraine Daston, oltre che per la distinzione tra regole pesanti e regole leggere di cui tratta il contributo di Bruno Perazzolo, soprattutto per l’importanza che l’esempio, l’eccezione e l’esperienza hanno per la “longevità” delle stesse regole pesanti, ovvero di quelle regole che consideriamo fondamentali per la nostra esistenza sia individuale sia collettiva.

“But then they go on to fatten that precept with examples, exceptions and appeals to experience (call them the three exes)”. Traduco: “ma poi vanno ad ingrassare quel precetto con esempi, eccezioni e appelli all’esperienza (chiamateli le tre e)”, significa innanzitutto, per come la vedo io, che ogni regola non può essere intesa come un mandato universale e astratto da applicare meccanicamente. Per essere davvero efficace deve poter fare da supporto alla comprensione e alla regolazione di una situazione concreta.Continua

di Bruno Perazzolo

L’amica Gabriella mi ha inviato questo articolo che mi ha suggerito un paio di riflessioni o, meglio, associazioni, che spero possano risultare interessanti per il nostro cammino. Per come l’ho inteso io, “The virtue of discretion: When the rules break down, you must judge what to do on your own. Discretion is necessary for navigating the muddle of life” verte su tante questioni; tra queste una domanda risulta cruciale. Credo la si possa formulare così: “negli organismi viventi, organizzazioni sociali comprese, poiché le regole non hanno tutte lo stesso rilievo, quale relazione intercorre tra quelle più e quelle meno importanti in rapporto all’adattabilità dell’ente considerato?”

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