di Bruno Perazzolo

Alcuni fatti: i movimenti che approdano alla Cancel Culture sostengono, di norma, il multiculturalismo e il valore delle differenze, in genere tratti fondamentali dei progressisti e della sinistra. Vengono però, malgrado il loro profilo culturale formalmente aperto, spesso additati come bigotti e intolleranti. Per contro, coloro che si oppongono, accusando gli epigoni della Cancel Culture di intolleranza e bigottismo, manifestano spesso simpatie per sistemi politici illiberali e autoritari. Al riguardo l’ultimo, eclatante episodio, al limite del grottesco, è stato quello della “scesa in campo” di Putin contro Cancel Culture a sostegno della “libera manifestazione del pensiero” dell’autrice di Harry Potter, J.K. Rowling.
Come spiegare questi fenomeni che i filosofi, penso, ricondurrebbero al termine “aporia”, ovvero a un’evidente difficoltà del pensiero?Continua

di Bruno Perazzolo e Emanuela Gervasini

Regia di Roman Polanski, drammatico, durata 79 minuti, del 2011. Il film, che consigliamo vivamente, si basa sull’opera teatrale “Il dio del massacro” della drammaturga e scrittrice francese Yasmina Reza. La pellicola mette in scena un panorama di personaggi che ben riflette la complessità culturale con cui ci stiamo tutti, necessariamente, confrontando. Ad un estremo il “politicamente corretto”, impersonato da Jodie Foster (Penelope), che vorrebbe, partendo da una sorta di “igiene linguistica”, innalzare tutto, istituire un uomo nuovo in un mondo progressivamente sottratto alla barbarie. All’altro estremo, la posizione cinica, hobbesiana – “homo omini lupus” – impersonata da uno smagliante Christoph Waltz (Alan nel film), totalmente sfiducioso del progresso e ancora di più della possibilità di civilizzare l’umanità.
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