https://pixabay.com/photos/nordic-walking-stroller-walk-1814784/

di Dario Nicoli

Parafrasando il Sommo poeta, possiamo definire lo scopo del nostro cammino con la frase: «Comunità andiam cercando, ch’è sì cara». Di seguito propongo i tentativi di risposta alle tre domande chiave di questa ricerca.

Quale forma di vita comune stiamo cercando?

L’articolo di Bruno ci aiuta a fare un passo in avanti nella nostra ricerca sulla neocomunità. Egli dice che il bene comunità è la dimensione reale di un’ideologia “buona”, il “collante fondamentale di un paese; lo spirito che tiene unito un popolo e, persino, un’intera civiltà”; la chiama “dedizione non retribuita”, ma non la identifica solo nel volontariato, essendo presente anche nell’impresa quando vi si svolge un compito “mettendoci quel di più di impegno”.

Due sono pertanto le caratteristiche della nuova comunità:

  • essa riguarda la nostra “vita nel mondo” quindi va oltre la sfera individuale, ma a due condizioni: l’orientamento al bene (la mafia è una comunità con scopi, e usando mezzi, malefici); la non discriminazione (i borghi chiusi considerano “comuni” solo le persone con uguali caratteristiche di sangue, lingua e terra, le corporazioni e le class action non sono da considerare comunità ma aggregazioni mutualistiche, il pensiero woke condiziona la partecipazione e la possibilità di parola all’etnia o al genere dei componenti);    
  • essa corrisponde ad uno spirito di dedizione che scaturisce dall’anima della persona che si conforma ad un modo di vita profondamente umano e rispettoso dell’intero creato, riponendo in esso le proprie speranze; una persona alla ricerca di legami che scaturiscono da una necessità interiore e risonante, che poggia sulle forze reali della natura e dell’uomo, continuamente creata e ricreata lungo un cammino percorso insieme e tendente alla pienezza.  

Perché ci è tanto cara?

La possibilità di vivere in comune in modo autentico ed unificato è diventata un’esigenza sempre più impellente, allo scopo di sottrarsi alla “vita cattiva” di cui facciamo continuamente esperienza. Si tratta degli effetti imprevisti dell’ideologia dell’autorealizzazione che concepisce la libertà come il continuo slegarsi del soggetto da ogni appartenenza, al fine di poter accedere a una varietà di scelte riguardanti non solo i beni materiali, ma anche i modi di pensare, gli stili di vita ed i legami affettivi. Quattro sono questi effetti: la solitudine o incapacità di relazione, l’accelerazione del cambiamento che fa mancare i punti di riferimento che dovrebbero proteggere dal caos, la competizione per l’accesso a ruoli e condizioni di vita desiderabili che provoca un numero elevato di insuccessi e di malesseri, oltre che di iniquità, l’aggressione che proviene dallo stato, dal mercato e da un mondo della comunicazione sempre più potente e manipolatorio.

Tali effetti sono parte di una struttura di alienazione esistenziale e sociale che tende a negare spazio vitale agli aspetti di “vita buona” che pure convivono con quelli appena indicati: gli affetti e le relazioni stabili, la cura dell’ambiente, il senso di appartenenza, gli impegni a favore degli altri. 

Si può dire che il passaggio storico che stiamo vivendo fa emergere il carattere politico del modo in cui si conduce la vita nel mondo. Ciò che è in corso non è una mescolanza di tante storie individuali, ma una lotta identitaria per un modello di società fondato su realismo, semplicità e spontaneità, in cui ognuno senta di essere parte di un mondo naturale in cui può vivere, vivere in comune, accettato e ricevuto, ricevere quella protezione che permette di impegnarsi nelle attività che mirano al compimento delle proprie potenzialità.

Come la cerchiamo?

Il nostro contributo come Pensarbene consiste nella ricerca e nella manifestazione dei segni di nuova comunità, così come descritta, che esistono già nelle trame della vita nel mondo, per metterne in luce il carattere epifanico in quanto rivelazione o manifestazione di un bene in atto nella vita nel mondo. Lo cerchiamo nelle comunità locali, nelle opere altruistiche che si prendono cura del senso di appartenenza e dei legami che tengono unito il popolo, nelle attività economiche orientate ad uno scopo buono e dotate di un’anima, negli avvenimenti di meraviglia e di risonanza, specie quelli più piccoli e quotidiani.

Tale ricerca è accompagnata da un lavoro culturale che intende dare voce e ragionevolezza al nostro cammino, oltre che da un impegno politico finalizzato a disegnare la forma di una società dove poter vivere in un modo più naturale, rispettosa delle esigenze di autentica umanità.

Loading spinner

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.