di Sabrina Mannino
La meraviglia è un emozione intensa. Tutti siamo in grado di provare meraviglia ed è probabile sia per cose differenti.
Durante l’incontro che ci è stato su questo tema mi è venuta in mente la meraviglia che provavo da bambina nell’osservare le formiche. Le guardavo (e le guardo ancora) entrare e uscire dai forellini sul terreno, offrivo loro molliche di pane più o meno grandi e mi meravigliavo nell’osservare come riuscissero a trasportarle da sole o unendosi in gruppo per condividere lo sforzo.
La prima fase di fascinazione ci sprona alla conoscenza del fenomeno che ci si presenta davanti. Ci affacciamo ad un mondo sconosciuto.
La meraviglia è l’emozione che proviamo ogni volta che ci protendiamo e iniziamo a vedere e capire un frammento del mondo che ci circonda o che ci abita. Questo, che è un potente motore vitale, una propulsione verso l’ignoto, ci spinge alla conoscenza e all’approfondimento.
Dunque la meraviglia ci offre l’opportunità di ampliare il nostro mondo, come una risalita dalla caverna per vedere oltre le ombre.
Non sempre riusciamo a spingerci al di là di quella luce abbagliante; di fatto la fascinazione iniziale non sempre porta alla conoscenza del fenomeno, è una spinta, ma poi cogliere l’occasione è tutt’altra cosa.
Tutti abbiamo fatto esperienza della meraviglia nella nostra vita, tutti sappiamo che è un’emozione importante, tanto è che nella quotidianità la simuliamo frequentemente. La memoria collettiva considera la meraviglia un atto importante. La nostra società conosce il valore della meraviglia ed è per questo che, in mancanza del tempo per esprimerla, ci raccontiamo quanto sia meravigliosa una giornata di sole, un paio di scarpe, un compleanno, un cielo stellato e molto altro. Poco importa se è solo una simulazione.
Eh si, perché la meraviglia è contemplazione e il meravigliarsi è legato all’osservazione, quando riusciamo a guardare oltre il nostro pensiero. Esiste un mondo più complesso e vario di quanto i nostri schemi possano racchiudere in concetti e conoscenze.
Approfondire l’oggetto della meraviglia dilata il tempo in cui si prova l’emozione e ci si spinge verso un non tempo. Ma nella quotidianità, la nostra società ci richiede rapidità; fermarci ad osservare e meravigliarci arresterebbe la nostra corsa verso quella che si considera l’ottimizzazione della giornata produttiva.
La meraviglia è relegata dunque ad un momento fugace che non sempre cogliamo ma che in fondo tutti riconosciamo come uno delle emozioni più meravigliose che ci siano.
Il contributo mi pare colga bene il rapporto tra meraviglia, conoscenza e mistero. Bella la parte sulla simulazione. La meraviglia è “democratica”. Alla portata di tutti, ma non è un’esperienza quotidiana. E’ invece un’esperienza straordinaria che segna tutta la nostra vita