di Gabriella Morello

Il 12 luglio è stato presentato il Rapporto Nazionale Invalsi 2023 presso la Camera dei Deputati a Roma. Una raccolta di 134 pagine di dati  organizzati per raccontare come gli studenti italiani affrontano la comprensione di un testo scritto, l’applicazione di ragionamenti logici-matematici e l’acquisizione della lingua inglese.

Tra tutte le informazioni che si possono ricavare mi ha colpito quanto emerge dai dati ricavati dall’ultimo anno delle scuole superiori rispetto alla comprensione del testo: “considerando il Paese nel suo complesso senza distinzioni in base agli indirizzi di studio, si può affermare che solo poco più della metà delle studentesse e degli studenti raggiunge almeno il livello 3 in Italiano (50,7%), ovvero il livello che rappresenta gli esiti in linea con gli aspetti essenziali previsti dalle Indicazioni nazionali.”

Cosa vuol dire? Significa che solo circa la metà dei giovani cittadini sanno rispondere correttamente a domande sui testi vicini alle loro esperienze e non a testi che parlano di esperienze che non hanno vissuto. Rispondono meglio se i testi hanno una struttura lineare e non richiedono delle ricostruzioni, sono recettivi ad un lessico settoriale o figurato e riconoscono strutture grammaticali semplici e spontanee.

La questione è circoscritta al contesto scolastico? Purtroppo no, perché di norma si conclude la scuola superiore a ridosso della maggiore età, quando si può votare, prendere la patente di guida e assumersi altre responsabilità da cittadini. La capacità di comprendere un testo non è quindi indispensabile solo a scuola ma per la vita e i risultati di oggi non sono incoraggianti.

La comprensione di informazioni attraverso la lettura è anche compromessa dell’accelerazione dei tempi dedicati a questa attività provocata dai social e in generale dal digitale. Immergersi in una lettura ci risulta difficile, cerchiamo distrazioni e alla fine restiamo in superficie. A volte sfioriamo il testo senza entrarci in contatto. Eppure questo non rallenta l’intento di esprimere un giudizio o una recensione.

Quali strategie possono aiutarci?

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2 commenti

  1. L’articolo, sintetico e al tempo stesso molto ricco di considerazioni, trovo metta bene in luce due questioni cruciali. 1) La crescente difficoltà che i ragazzi incontrano nella comprensione del testo ha riflessi negativi molto pesanti sull’intera vita sociale. In particolare per i sistemi democratici la cui qualità è strettamente connessa al livello di istruzione e di capacità critica dei cittadini. 2) Il deficit di risultati che la scuola registra dipendono abbondantemente, oltre che dalla stessa scuola, direi quasi prevalentemente da molteplici fattori esterni quali la velocità dei cambiamenti, stili di vita consumistici che riempiono le nostre vite di “impressioni / informazioni evanescenti” e, aggiungerei, dalla crisi dell’individualismo che nella sua fase crepuscolare, sembra condannare le persone a parlare lingue diverse. Come nella metafora biblica della Torre di Babele, ciascuno sembra impegnato a costruire una sua “realtà virtuale” sempre meno accessibile agli altri. Sennonchè il bisogno innato di riconoscimento porta la persone a “gridarsi addosso” provocando solo rumore cui si risponde, senza empatia (ovvero si risponde a capocchia), con altro rumore.

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  2. Gabriella, grazie per questo tuo spunto di riflessione. Ultimamente mi è capitato spesso di ragionare su questo tema, e noto con dispiacere come questo fenomeno stia dilagando sempre più tra individui di qualsiasi fascia d’età.

    Non vorrei risultare monotono, ma penso proprio che parte della colpa sia attribuibile al morboso attaccamento, da parte dei giovani soprattutto, ma anche dei meno giovani, ai social network. In particolare, come non menzionare TikTok, usato dai giovanissimi, dove i contenuti più popolari hanno una durata massima di 60 secondi? Anche Facebook, il social network oramai attribuito ad un pubblico meno giovane, ha preso questa piega: testi e video sempre più brevi, spogli di qualsiasi tipo di informazione, che hanno il solo scopo di divertire lo spettatore per pochi secondi e raccogliere qualche “Mi piace”.

    Tutto questo non può che influire, a cascata, sulla capacità dei ragazzi di comprendere testi scritti. Ma come biasimarli: del resto, rispetto alle generazioni passate, la loro quotidianità non è più contraddistinta da letture (leggere un quotidiano, leggere un libro, etc.), ma solo da visualizzazioni (ad esempio, visualizzare una foto o un video). Il nostro mondo è sempre più privo di qualsivoglia tipo di contenuto testuale, e per questo motivo credo che i ragazzi si siano in qualche modo disabituati (hanno mai imparato a fare ciò?) alla lettura critica di un testo scritto.

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