di Bruno Perazzolo

Hae-joon è un bravo detective molto professionale e orgoglioso del proprio lavoro che, però, vive un disagio profondo che si manifesta con l’insonnia. Seo-rae è un’emigrata Cinese. Una persona fin troppo risoluta nel condurre la propria esistenza, ma che ha conservato, sotto la “corazza” impostale da una vita impietosa, una sensibilità debordante. I due si incontrano a causa della morte, in circostanze sospette, del marito di Seo-rae ed è turbamento a prima vista, poi amore non consumato e, alla fine, tragedia. Il tema è dunque classicamente romantico, ma di un romanticismo che, nel dramma, più del trionfo del sentimento, sembra indicare lo smarrimento dei personaggi. La citazione ricorrente della nebbia e il mare agitato del finale ricordano “Il Viandante sul mare di nebbia”, dipinto di Caspar David Friedrich del 1818. Tuttavia, nella parte conclusiva della pellicola, l’uomo non domina la scena come nel quadro di Caspar. Ne è piuttosto immerso come se nebbia e mare in tempesta fossero una specie di “seconda natura”: l’abisso gnostico di cui tratta Denis de Rougemont nel suo famoso “L’amore in occidente”, Biblioteca Universale Rizzoli 1982.

Regia di Park Chan-wook, con Hae-il Park, Wei Tang, Go Kyung-pyo, Yong-woo Park, Lee Jung-hyun, genere drammatico, Corea del sud, 2022, durata 138 minuti, “Decision to Leave” è un film condotto con grande maestria e sobrietà nell’utilizzo della macchina da presa e nella sovrapposizione di scene e situazioni che, senza disorientare lo spettatore, riescono a rendere il “clima emotivo” in maniera più trasparente. Un film da non perdere. Uscito recentissimamente, si può vedere solo al cinema.

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