Da dove viene la forza di Donald Trump?

Bruno Perazzolo

Se è vero che la profezia è ispirata dal divino, allora Joker, nell’interpretazione superlativa di Joaquin Phoenix, sembra assomigliare di più ad una “parziale previsione” basata su logica e fatti. Prodotto nel 2019, il film anticipa di circa due anni l’assalto a Capitol Hill, il Parlamento degli Stati Uniti d’America, simbolo apicale della democrazia anglosassone, da parte del movimento MAGA (Make America Great Again) convinto di aver subito un grave scippo: la vittoria alle elezioni presidenziali del suo beniamino, Donald Trump. A tratti l’analogia è impressionante. Non solo la rivolta; non solo la violenza e i volti dipinti, quasi se si stesse per andare in guerra; colpisce la completa delegittimazione di ogni fonte di informazione ufficiale considerata, ipso facto, falsa. L’ennesima truffa perpetrata da un establishment ipocrita e delegittimato. Tra i due eventi, nella pellicola la sommossa ispirata dal Joker, nei fatti l’assalto al congresso USA, c’è però una differenza evidente, ma forse, malgrado l’evidenza, non molto rilevante. Infatti, se è vero che Joker diventa, suo malgrado, un leader ostentatamente nichilista mentre Trump si atteggia a nuovo messia, è anche vero che la  forza e la credibilità del secondo, esattamente come nel caso del Joker, deriva più dalla sua teatrale capacità di dare voce alla  frustrazione e alla rabbia dei suoi followers piuttosto che dalle sue promesse salvifiche.

Vado ora al film che, per molti versi, assomiglia ad un racconto ispirato da un trattato di sociologia e/o di psicologia interazionista. Arthur Fleck, prossimo Joker, è quello che si dice un caso ideale. Vive nella periferia sudicia e criminale di una grande metropoli sperimentando, da sempre, una sorta di male assoluto. La sua solitudine va ben oltre quella, umana e affettiva, di un Charles Foster Kane, il magnate dell’editoria di “Quarto potere”, o del “Banchiere anarchico”, rappresentato da Di Base nella sua scenografia cupa e minimalista. La solitudine di Arthur Fleck lo rende estraneo persino al proprio corpo, costretto a ridere per “portare gioia e felicità nel mondo”, anche quando Arthur, nell’intimo, precipita nella più terribile delle desolazioni. Arthur Fleck fa parte del popolo degli invisibili. Lavoratore, precario e sottopagato, riempie nel massimo disordine un quaderno che contiene un sogno, quello di fare il comico, destinato a non realizzarsi mai. La trasfigurazione nel Joker inizia quando Arthur, vittima della violenza gratuita di una banda di giovani, perde prima il lavoro di pagliaccio e poi anche gli psicofarmaci fornitigli dai servizi sociali per via del taglio dei finanziamenti pubblici. Tutto questo, però, non basterà a completare la trasformazione. Il salto di qualità avviene quando Arthur toccherà con mano, inequivocabilmente, la totale mancanza di rispetto nei suoi confronti. Quando scoprirà che, anche le persone che considerava fondamentali nella sua vita, lo hanno tradito (Murray Franklin, il conduttore di un talk show televisivo, la madre adottiva Penny Fleck). E quando, da ultimo, alcuni operatori, “brava gente” della finanza, ne faranno l’oggetto dell’ennesimo sopruso, Arthur, d’istinto, getterà finalmente la maschera del suo stesso volto riflesso nello specchio e quella del pagliaccio che era stato, per dipingere nel proprio volto, senza nessun filtro, ciò che veramente è diventato: il Joker. Una persona che, non avendo più nulla da perdere, si è liberata di tutte le paure e inibizioni scoprendo, in questa sua nuova veste, complice un gesto di pietà nei suoi confronti, di non essere affatto solo: anzi!

Regia di Todd Phillips, con Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Zazie Beetz, Frances Conroy, Marc Maron, il film, prodotto negli USA nel 2019 e della durata 122 minuti.è stato pluripremiato ed ha ottenuto un enorme successo di pubblico.

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