Dario Nicoli

In questo inizio di nuovo anno scolastico, a differenza dei commentatori concentrati in preferenza sui “problemi della scuola”, vedo negli insegnanti e nei dirigenti che incontro un sentimento promettente, un misto di apprensione e di attesa, unito ad un più vivo desiderio di incontro ed una maggiore chiarezza su come porsi con gli studenti. Anche a causa dei fondi PNRR, essi vengono da un anno di bulimia progettuale e di ubriacatura di corsi di formazione che hanno prodotto una quantità di incombenze indirette, suscitando in loro, nel migliore dei casi, un’acuta nostalgia per l’autentico incontro umano con i propri ragazzi.

Il tempo estivo ha donato loro una finestra di vita più lieve tra affetti, luoghi ed esperienze (si spera) stimolanti e rassicuranti. Senza dover adottare l’approccio tipico delle professioni più “scientifiche”, fatto di diagnosi e di piani di intervento, la condizione della vita lieve ha favorito in loro quel flusso di coscienza spontaneo e fluido fatto di immagini ed emozioni riguardanti studenti e colleghi. In alcuni momenti, questo “non ho più pensato alla scuola” ha donato loro uno stato di grazia, da cui è riemersa la loro passione educativa, la dedizione verso i propri studenti, uno sentimento di compagnia se non proprio di amicizia professionale verso i propri colleghi.

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