Quello che il bruco chiama fine del mondo,
il resto del mondo chiama farfalla.
(Lao Tzu)

Mi chiamo Bruno Perazzolo e insegno diritto ed economia all’ISIS Edith Stein di Gavirate. Oltre all’attività disciplinare, mi occupo delle attività di placement e orientamento collegate all’associazione Almadiploma. Tra queste, cruciale è la redazione e successiva pubblicazione dei curricula vitae (CV) di tutti i nostri diplomandi degli indirizzi tecnici. Un’attività che in genere, nella nostra scuola, viene svolta tra aprile e maggio.

Come tutti, però, anche noi siamo rimasti chiusi la scorsa primavera per via della pandemia. PANICO! E adesso come faccio con i CV? Un’attività interamente laboratoriale per giunta. Se le aule restano chiuse figuriamoci i laboratori ho pensato. Ne ho parlato con alcuni colleghi e collaboratori del Dirigente Scolastico e l’idea di tornare a dare gli elenchi dei ragazzi, come facevamo in passato, è sembrata a tutti pessima, ma anche l’unica praticabile. Senonché, a furia di stare davanti al computer a “smanettare” per non perdere l’attenzione di chi da casa ti segue, ecco un’idea, semplice, banale, di quelle che ti fanno dire: “Ma guarda che stupido, come ho fatto a non pensarci prima?”

Con tre schermate aperte da casa posso risolvere tutto!! Con una gli alunni seguono la mia presentazione su GMEET, con l’altra entrano nella loro area riservata nella piattaforma Almadiploma dai loro dispositivi e con una terza schermata io posso, entrando a mia volta nella piattaforma e simulando di essere un alunno, accompagnarli dal mio schermo durante l’intera redazione dei loro CV.

Un’idea talmente elementare che non mi pareva potesse funzionare. Sicuramente dovevo aver saltato qualcosa; ne parlo dunque con i tecnici di Almadiploma e poi con quelli della mia scuola: sulla carta FUNZIONA! Dunque proviamo e nel giro di un pomeriggio combino gli incontri con tutte le quinte dell’Istituto.

Di norma questa attività richiede molto più tempo dovendo incrociare la disponibilità dei laboratori, con quella delle classi e dei relativi docenti, in questo caso, invece, ogni ragazzo aveva il suo dispositivo ed essendo l’attività a distanza, abbiamo talora pianificato le attività persino nel tardo pomeriggio. I primi incontri sono andati lisci come l’olio e nessun dispositivo, come invece spesso accede in laboratorio, ha dato problemi di software.

Ci sono state per contro, molte domande e una concentrazione che raramente si riescono ad avere in presenza. Considerata dunque l’esperienza positiva, mi sono fatto coraggio e mi sono detto: “Perché non osare di più?”. Ho contattato Almadiploma e sentito il professionista che supporta la nostra scuola per conto di ANPAL Servizi per il Lavoro, invitandoli a partecipare agli incontri a distanza con i nostri diplomandi per fornire loro assistenza IN DIRETTA. Hanno accettato e, in questo modo, i ragazzi, anche di classi diverse, hanno potuto essere accompagnati da personale superesperto nella redazione dei loro CV.

Il mio racconto termina qui. E’ stata certo una piccola esperienza. Però credo sia stata anche un’esperienza significativa per argomentare sulla DaD fuor di retorica.

La pandemia è stata una sfida che, come risulta ampiamente dall’indagine Almadiploma fatta su 246 Istituti sparsi in tutt’Italia, la maggior parte delle scuole ha accolto rispondendo in modo efficiente, creativo e anche discretamente efficace.

Quasi tutti, magari anche controvoglia, abbiamo imparato in poco tempo un’enormità di cose. Ne abbiamo imparate così tante che ora, parlare di tornare alla didattica in presenza come se nulla fosse successo sarebbe, prim’ancora che uno scandaloso spreco, semplicemente una cosa da “stupidi”.

Il vero problema, ancora nel pieno della pandemia, non è pertanto né la didattica a distanza né quella in presenza, tanto propagandata per la gloria di qualche Ministro.

Al contrario, se qualcuno volesse veramente spendersi per la scuola e per la cultura di questo paese – messe da decenni in difficoltà, anche da false riforme e una pletora di adempimenti burocratici che, tra mille ambiguità, poco o nulla hanno cambiato – sarebbe impossibile non riconoscere nella DaD una grande opportunità di un’ibridazione tra distanza e presenza capaci insieme di ottimizzare il lavoro scolastico.

Ma c’è molto di più. Un di più che viene nascosto quasi consapevolmente dall’opposizione manichea tra quelli che vogliono stare a casa e quelli che invece, incuranti del rischio, arderebbero dal desiderio di tornare – o far tornare gli altri – tutti in aula.

La pandemia, infatti, ha messo in luce, posto che ce ne fosse ancora bisogno, che la maggior parte delle scuole, a fronte di un Ministero preso di sorpresa e ammutolito, ha saputo cogliere “nell’attimo fuggente di libertà” lo spazio per reinventarsi con insospettabile energia e creatività. Quella stessa energia che le uniche due riforme degne di nota degli ultimi decenni, quella sull’autonomia e quella sull’alternanza scuola lavoro, avevano promesso di liberare rimanendo però presto soffocate dalle tradizionali utopie omologanti di un centralismo statalista che promette maggiore eguaglianza per finire solo col togliere libertà.

Gavirate, 7 dicembre ‘20

Bruno Perazzolo in collaborazione con Alessandra Boletti

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