A proposito dell’articolo pubblicato su Avvenire “Una società giusta? Etica e conveniente. L’intuizione di san Paolo

foto di Gerd Altmann da pixabay

Bruno Perazzolo

Dall’amica Gabriella Morello, che ringrazio, ricevo questa sollecitazione cui rispondo volentieri per due motivi: il rilievo dell’argomento trattato e la pertinenza del tema al percorso sulla giustizia che la nostra associazione, PensarBene, sta realizzando.

L’articolo pubblicato su Avvenire lo scorso luglio, a firma di Francesco Totaro, ribadisce un principio già abbondantemente presente nel diritto internazionale: il diritto dovere alla solidarietà tra gli Stati e l’obbligo del sostegno, a carico della comunità internazionale, verso tutte le popolazioni che subiscono violazioni dei fondamentali diritti umani. Ciò nell’ottica della pace, dell’ordine e dell’equità mondiale, ovvero dell’effettivo esercizio dell’uguaglianza e della libertà di ciascuna persona. Sono principi già presenti nella “carta europea dei diritti fondamentali” e, ad esempio, anche nella nostra Costituzione negli artt. 2 e 3. Principi che, all’interno di ciascun paese democratico, si sostanziano nel riconoscimento, oltre ai diritti di libertà, anche dei diritti sociali (diritto all’istruzione, alla salute, al lavoro, alla casa ecc.) e, quindi, nella funzione redistributiva dello Stato (Stato del Benessere o Welfare State). In altri termini, sia una parte significativa dell’ordinamento internazionale sia l’ordinamento interno di diversi Stati, sul piano formale, riconosce l’obbligo di ciascun paese e dell’intera comunità degli Stati e delle relative organizzazioni, a farsi carico dei diritti fondamentali di ciascuna particolare popolazione. E sin qui, nulla di nuovo. La nota “utilitaristica” sulla “convenienza della solidarietà universale” mi pare non aggiunga nulla di veramente essenziale e/o strettamente pertinente. Infatti, ci si può benissimo sentire in dovere di aiutare chi sta in difficoltà anche senza l’incentivo della convenienza.

La questione critica, pertanto, mi pare stia altrove. Se è vero, com’è vero, che le persone si riconoscono come parte di diversi sistemi sociali cui, di norma, sentono di appartenere (famiglia, comune, nazione, chiesa, associazione, l’umanità dell’intero pianeta), gli obblighi e i diritti reciproci di solidarietà sono sempre gli stessi o, per esempio, il fatto della prossimità, cambia qualcosa? Nella lettera ai Corinzi, San Paolo non credo facesse riferimento alla comunità universale, bensì, penso, intendesse la solidarietà tra comunità cristiane. Ne deriva un’altra fondamentale questione. È possibile che il diritto dovere alla solidarietà possa essere concepito come completamente indipendente, per esempio, dalla condivisione di standard di condotta previsti dalla propria cultura?

Tengo a precisare. Non intendo negare il diritto dovere alla solidarietà universale. Mi chiedo, piuttosto, se un qualche aspetto della prossimità (vicinanza di idee, comportamenti ecc.), non debba essere preso in considerazione nel determinare “l’intensità e numerosità” delle pretese e degli obblighi di solidarietà che abbiamo verso le altre persone.

Nel suo libro, “Giustizia, Feltrinelli 2012”, oggetto delle nostre recenti riflessioni negli incontri nell’Associazione PensarBene, Michael Sandel fornisce alcuni casi, ideali e non, illustrativi di quanto sin qui sostenuto.

Caso ideale: due bambini stanno annegando. Uno è mio figlio. Se, non potendo salvare entrambe i bambini, salvo mio figlio significa che mi sono comportato iniquamente?

Caso reale: negli anni ’80 dello scorso secolo l’Etiopia fu colpita da una carestia. Israele organizzo un ponte aereo per portare in patria gli ebrei etiopi. Non disponendo delle risorse necessarie per soccorrere tutti gli sfollati, si può sostenere che Israele fosse colpevole di discriminazione?

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1 commento

  1. Si tratta di casi estremi dove l’energia a disposizione di chi interviene è inferiore a quella che sarebbe necessaria per salvare tutti. Serve a far emergere un principio, la legittimità morale di un criterio selettivo nel fornire aiuto.

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