Il governo Draghi è riuscito a suscitare in una vasta parte della popolazione aspettative di rinnovamento e concretezza. Sarebbe pertanto buona cosa che il nuovo Ministro dell’Istruzione iniziasse il suo mandato con il passo giusto: quello dell’autonomia. Il Miur dovrebbe fissare i principi generali ed i traguardi finali dell’azione delle scuole, lasciando però a queste la libertà di scegliere la strategia, i metodi e l’organizzazione che ritengono più appropriati tenuto conto del proprio contesto. 

L’idea di “recuperare le ore” a giugno riflette una concezione gravemente riduttiva del lavoro scolastico, basata su una successione meccanica standard di tempi e contenuti. Le scuole, nella loro autonomia, sono invece chiamate non tanto al completamento dell’anno, quanto al suo compimento, in modo che raggiunga davvero un esito di valore formativo.

In questa prospettiva, si possono immaginare tre soluzioni differenti, ma non contrastanti essendo possibile, e desiderabile – una loro combinazione:

  1. La prima è quella proposta da Laura e Daniela centrata su potenziamento delle relazioni sociali e rivolta specialmente a bambini e ragazzi, una sorta di “esperienza fondamentale” di vita in comune che contribuisca al loro sano sviluppo attraverso la riflessione su cosa è accaduto quest’anno, su come fare tesoro di questa esperienza e prepararsi alla nuova partenza. Questa riflessione dovrebbe essere sollecitata da un compito stimolante, finalizzato alla formazione di virtù civiche: il sentimento di appartenenza e dedizione alla comunità scolastica, la cooperazione e la lealtà, la curiosità e la disposizione ad imparare, l’intraprendenza e la fortezza. 
  2. La seconda mira a correggere l’impoverimento delle pratiche di laboratorio, esito delle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria. Questa vale per ogni ordine di scuola, come l’orto didattico della primaria, il laboratorio di scienze per le secondarie, ma risulta decisiva per le scuole tecniche e professionali per le quali l’assenza di attività pratiche, impianti e progetti porta ad una grave menomazione del curricolo reale, non compensabile né da incontri virtuali né da project work confezionati col metodo del taglia-incolla da internet. Si potrebbe utilizzare efficacemente il mese di giugno per organizzare veri laboratori, che consentano agli studenti di acquisire una formazione compiuta e con questo dare consistenza alla loro preparazione. 
  3. La terza soluzione prevede un completamento dei saperi fondanti del curricolo, quelli che non si sono potuti affrontare adeguatamente durante l’attività scolastica precedente anche a causa delle restrizioni organizzative. Si tratta di sollecitare gli studenti ad entrare in gioco con tutte le loro facoltà, tramite un metodo di studio che parte da domande guida e letture scelte opportunamente, affinché essi, aggregati per gruppi, possano organizzarsi autonomamente nel cammino di apprendimento, avendo a disposizione i propri insegnanti per l’approfondimento, il confronto e la validazione di quanto acquisito. 

La scelta di affidare alle scuole la definizione della strategia più opportuna per svolgere le attività nel mese di giugno, evitando di produrre la solita linea guida con indicazioni vincolanti fino al dettaglio, rappresenterebbe un segnale importante della considerazione delle scuole non come mere esecutrici di adempimenti didattici ridotti ad atti amministrativi, ma risorse educative e culturali per la migliore formazione dei giovani. 

Dario Nicoli

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