
Donata Gradinati
Giorni fa mi sono recata alla presentazione del libro “Domenichino del Sacro Monte di Varese”. Domenichino, bimbo prodigio nato nel 1936, morto nel 1950 per una forma di leucemia, allora inguaribile. Diverse pubblicazioni raccontano della sua intensa e significativa, breve vita. Oggi è in corso il processo per la sua beatificazione. Mi soffermo sulla frase “che sia di ispirazione” scritta nella dedica che mi è stata fatta dall’autrice del libro, signora Carla Tocchetti, per raccontare brevemente di quel filo sottile che mi tiene legata al bimbo prodigio, fin dalla tenera età.
Le mani giunte e la promessa di essere “brava come te”. Era il 1964, avevo sei anni. Ogni volta che venivo al Sacro Monte di Varese passavo a visitare la tua cameretta, allestita con quel che ti apparteneva: letto, qualche piccolo arredo, i tuoi vestiti, qualche gioco. La cameretta era posta nell’edificio antistante l’ingresso del Santuario. Ritornavo a casa con qualche ricordo acquistato nei chioschi di souvenir ubicati lungo la scalinata che porta al Santuario, ma il ricordo vero è la sensazione di pienezza e di gioia. Ti ho cercato in un momento difficile della mia vita quando assistevo mia mamma. Dormivo con lei nella sua stanza della casa di Malnate. Dalla finestra si vede in lontananza il Sacro Monte. Quella notte non riuscivo a prendere sonno, ero irrequieta. Ti ho pensato e cercato sul cellulare digitando su Google il tuo nome, questa improvvisa necessità sopraggiunge in età adulta, a distanza di più di cinquant’anni dai ricordi dell’infanzia, e rivedendo il tuo sguardo di quella “tipica foto”, ho riprovato la stessa sensazione di gioia e tranquillità. I fantasmi dell’ inquietudine avevano lasciato spazio a una pace non nuova che mi aveva accompagnato in un profondo e sereno sonno.
Un paio d’anni fa mi trovavo in visita al S. Monte di Varese. Improvvisamente mi venne la brillante idea di recarmi a far visita al piccolo cimitero, non sapevo che eri sepolto lì. Il percorso intrapreso mi portò improvvisamente davanti alla tua tomba che, credo, sia visitata anche da bimbi che lasciano piccoli giochi. Mi colse una forte emozione al punto che le lacrime scesero incontrollate e un senso di gratitudine mi accompagnò con la promessa che presto sarei tornata.