Per consentire alla nostra società un futuro umano, evitando il vuoto derivante da lacerazioni e pericolosi salti nel buio, è necessario consegnare alle giovani generazioni un canone formativo costituito da un’appropriata selezione del sapere della tradizione, capace di risvegliare in loro il desiderio di una vita orientata dai grandi ideali che sostengono la nostra civiltà: bellezza, verità, pace, giustizia, prosperità, democrazia, lavoro, amore per la natura, rispetto umano e solidarietà.

Riscoprire il valore vivo della tradizione richiede l’eliminazione delle scorie di inerzia, tepidezza, burocrazia vecchia e nuova, ma soprattutto di quello scetticismo radicale che cancella i nostri valori, stende un velo cupo sul futuro e impedisce di suscitare l’entusiasmo dei giovani. Infatti per gli antichi la cultura corrispondeva al vivere bene; il sapere quindi mira al risveglio di ogni studente, elevandolo dallo stordimento, proponendogli un canto più potente di quello dei distrattori, come quello di Orfeo, quando rievoca negli Achei la loro alta destinazione, sovrastando il richiamo delle sirene. La traccia viva del cammino di crescita dei giovani è segnata da questo canto che illumina la strada e muove il loro io intero, sollecitandoli ad un distacco dalle “storie desolate” e dagli scogli, liberandone il potenziale creativo a favore della comunità.

Elevare questo canto richiede certamente fatica e generosità, non però nel modo di un rigido stoicismo, ma quello confidente nel fatto che ogni persona possiede una naturale disposizione al bello ed al bene, ed una sorprendente vivezza del proprio desiderio di conoscere, quando viene sollecitata da un’esperienza viva, aperta, lieve, svolta in comune. Questa può avvenire se, nonostante le difficoltà, nel corso della nostra vicenda di insegnanti abbiamo saputo mantenere viva quella spinta originaria che ci ha fatto decidere per il servizio formativo ai giovani.

Per mettere in vita il desiderio di sapere dei giovani occorre un curricolo fondativo che punti su quattro ambiti di senso: l’arte con il suo potere di suscitare gli archetipi della bellezza presenti in ogni essere umano, la storia come racconto della vicenda umana che svela ad ogni persona la sua appartenenza alla civiltà in quanto compito e cammino; la matematica intrecciata alle scienze con il potere di rendere intellegibili dinamiche e leggi che vanno oltre la percezione dei sensi e stimolano le facoltà della ragione; l’economia che spiega le relazioni tra le persone e la società come una tensione polare tra valori e convenienze.

Il risveglio culturale non è solo insegnamento, ma un cammino costituito da tre passi:

  • la consegna del sapere canonico che pone l’allievo entro una storia che lo precede e di cui è costituito, affinché senta di appartenere ad un popolo e di essere destinatario di una promessa avvincente;
  • l’ingaggio entro compiti di realtà significativi e dotati di valore per la comunità, dove gli allievi possano mettere alla prova il sapere ricevuto ed aggiungere la novità iscritta nel reale e quella connessa al proprio nome, in risposta alle esigenze ed ai desideri degli altri, così da esserne riconosciuti;
  • la riflessione sul percorso compiuto, la comunicazione e l’argomentazione: è il passo in cui il sapere acquisito diventa veramente personale. Quando «risplende».

Ma la scelta appropriata di contenuti e metodi, per essere vera e quindi efficace, richiede di mantenere sempre acceso il nesso tra ogni esperienza formativa e le domande ultime che fondano l’esistenza umana: chi sono, dove sono, come conosco il reale, quale giudizio mi sollecita, cosa posso fare per gli altri? È questa la disposizione che consente di porsi in sintonia con le forze di vita proprie della giovinezza: l’intuizione della sensatezza del vivere, il desiderio di conoscere, la sensibilità per ciò che è bello, l’aspirazione al bene, l’entusiasmo, il desiderio di comunità. È così che il lavoro culturale, orientato da una visione ampliata della ragione, improvvisamente diventa avvenimento, un momento di speciale sensibilità in cui sono gli studenti ad assumere l’iniziativa provocando gli insegnanti ad indicare ragioni di speranza nel futuro. Sono questi sprazzi di luce, in cui rinveniamo la nostra storia, che svelano l’anima della cultura, quella che convince e rimane nella memoria di ciascuno, ed illumina la strada.