Il terzo pilastro, di Raghuram Rajan, è il primo testo che proponiamo per la lettura annuale 2020 – ‘21 di chi vorrà seguirci nel percorso di ricerca e approfondimento del tavolo “Persona e Comunità”. La scelta non è stata casuale. La prospettiva dell’autore, infatti, risponde esattamente alle finalità generali della nostra Comunità “PensarBene”. Viviamo in un’epoca di fragilità, caratterizzata da una crisi culturale profonda che potrebbe comportare la perdita di ciò che abbiamo di più caro. Potrebbe, però, anche irrobustirci poichè sappiamo che le crisi rappresentano sempre anche un’opportunità. “Ciò che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla” (Lao Tse). La crisi porta sempre con sè un nuovo inizio e spesso, in buona parte, dipende da noi esserci o no. “Una crisi ci costringe a tornare alle domande; esige da noi risposte nuove o vecchie, purchè siano scaturite da un esame diretto, e si trasforma in una catastrofe solo quando noi cerchiamo di farvi fronte con giudizi preconcetti, ossia pregiudizi, aggravandola e per di più rinunciando a vivere quell’esperienza della realtà, a utilizzare quell’occasione per riflettere, che la crisi stessa costituisce (H. Arendt). PensarBene trae la propria, fondamentale ragion d’essere, esattamente da questo scenario e vuole essere almeno uno dei mezzi che ci aiuta a “tornare alle domande fondamentali” per individuare i problemi cruciali e provare a inventare insieme risposte nuove nell’ottica di conservare valori basilari che diversamente smarriremmo.

Nel suo libro, Raghuram Rajan, ci porta al cospetto di almeno uno di questi interrogativi ritornando con ciò ai fondamenti. Già questo sarebbe un grande merito poichè, nella caos che ogni cambio d’epoca comporta, non è facile orientarsi individuando le poche pietre miliari da seguire per uscire arricchiti dalla tempesta. Il tema che ci propone di scandagliare è pertanto quello della dialettica tra Mercato, Comunità e Stato. Un autentico grande e profondo tema sicuramente alla base di almeno una delle maggiori discipline moderne, la sociologia, a partire dagli studi di Tonnies e Durkheim per arrivare ai recenti, e probabilmente più famosi, studi di Bauman. A questo fondamento Rajan non ritorna però in modo accademico. Egli pone la questione al centro dell’attuale crisi della Democrazia e dello sviluppo multiforme del “Populismo illiberale”, individuando nell’indebolimento della Comunità, la gamba malata di un ordine che dovrebbe essere tripartito e che invece, per più di un secolo e, soprattutto con lo sviluppo dello Stato Sociale (Welfare State), ha pensato alla dimensione comunitaria – il terzo pilastro – come ad una sorta di obsoleta “sopravvivenza paleolitica” ostativa dell’autonomia dell’individuo. I risultati di questa utopia narcisistica sono sotto gli occhi di tutti. Anche di chi si lamenta dell’egoismo crescente continuando – magari in buona fede – a portare nutrimento alle sue radici. La proposta di lettura, dunque, vuole rispondere all’appello della Arendt di tornare alle poche, vere “domande fondamentali”. Qual è il sale della democrazia? Il voto o la partecipazione? Servono entrambi, ma senza quella diffusione del potere – ovvero senza la partecipazione dei cittadini – che educa all’appartenenza e forma implicitamente la persona soprattutto alla responsabilità, a riconoscere e prendersi cura dei beni comuni, possiamo pensare di poter rimediare con “un corso di Educazione Civica”? Sembra che parecchi lo pensino per davvero!?

Raghuram Rajan, Il terzo pilastro. La comunità dimenticata da Stato e mercati, Bocconi Editore, Milano, 2019.


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